Amnistia e indulto, ultime notizie: sono stati effettuati i primi prelievi per la banca dati del Dna del detenuto. Ecco quali sono i vantaggi e quali detenuti saranno sottoposti al prelievo.
Amnistia e indulto, ultime notizie: nelle carceri italiane sono stati effettuati i primi prelievi per la banca dati del Dna.
Le carceri italiane sono sovraffollate, ma i disegni di legge sull’amnistia e indulto non sono stati ancora esaminati dalla Commissione Giustizia del Senato. Tuttavia nelle ultime ore ci sono delle novità molto importanti per i detenuti; infatti, nei giorni scorsi sono stati effettuati 138 prelievi per la Banca dati del Dna.
Da oggi in poi i detenuti nelle carceri italiane saranno schedati e in questo modo si spera di mettere un freno alla criminalità organizzata e alle associazioni terroristiche. La banca dati del Dna era prevista da una legge del 2009, ma ci sono voluti circa 7 anni per arrivare ad un decreto attuativo per la sua entrata in vigore.
Questo non è un aspetto positivo perché dimostra la lentezza dei lavori parlamentari su questioni molto importanti. Se sono stati necessari 7 anni per applicare uno strumento utile per la lotta al terrorismo, quanti ce ne vorranno per lo studio di un decreto legge unificato per la concessione dell’amnistia e l’indulto? Questo è il dubbio della maggior parte dei detenuti italiani e delle loro famiglie, tant’è che molti di loro ormai hanno perso le speranze riguardo ad un ddl sull’amnistia e l’indulto.
Effettivamente, tolte alcune novità riguardanti le carceri, come ad esempio l’introduzione delle love rooms e la banca dati Dna, non ci sono aggiornamenti sullo stato dei lavori sui 4 disegni di legge presentati in Commissione Giustizia del Senato nel lontano 2013. Ma come abbiamo appena visto, se anche per loro verrà confermato l’iter legislativo della banca dati del Dna, ci potrebbero volere altri 4 anni prima di arrivare ad un punto di svolta.
In attesa di avere novità sul fronte dell’amnistia e l’indulto vediamo quali sono i benefici della banca dati Dna e su chi verranno effettuati i prelievi.
Amnistia e indulto: nelle carceri nasce la banca dati del Dna
La scorsa settimana sono cominciati i primi prelievi per la banca dati del Dna. Si tratta di un nuovo strumento introdotto nel 2009 che servirà per la lotta alla criminalità e per la ricerca delle persone scomparse. Inoltre, grazie alla banca dati del Dna si spera di trovare una soluzione per tutti quei casi che fino ad oggi sono irrisolti.
Naturalmente, la banca dati del Dna è anche uno straordinario strumento per la lotta contro il terrorismo. Infatti, servirà per schedare anche coloro che sono sottoposti a fermo perché sospettati di terrorismo internazionale.
Il segretario del Sappe, il sindacato della polizia penitenziaria, ha manifestato la sua soddisfazione per l’entrata in vigore di questo strumento, pur sottolineando che “c’è voluto troppo tempo”.
Anche il Ministro della Giustizia, Andrea Orlando, è intervenuto per spiegare i vantaggi della banca dati del Dna:
“In un momento delicato come questo, credo sia giusto dire che questo è un passo fondamentale per aumentare il livello di sicurezza del Paese. La banca dati consentirà non solo di prevenire e agevolare la realizzazione di indagini, ma anche di affrontare casi che sono considerati irrisolti alla luce degli strumenti sinora disponibili. Nei prossimi giorni partirà il laboratorio per la raccolta dei dati”.
Amnistia e indulto, banca dati Dna: come funziona il prelievo?
I prelievi di Dna verranno effettuati su alcuni detenuti delle 206 carceri italiane. I detenuti esclusi sono quelli a cui il Dna è stato già prelevato in passato per questioni investigative e quelli condannati per i reati non violenti, come illeciti societari o tributari. Rientrano nella mappatura invece i detenuti con una condanna relativa a reato non colposo e per quelli che sono oggetto di una custodia detentiva sia in via provvisoria che definitiva.
Come previsto dalla legge i prelievi avvengono nel rispetto “della dignità, del decoro e della riservatezza di chi vi è sottoposto”.
Ad effettuarli sarà il personale della Polizia penitenziaria che è stato appositamente formato per questa procedura. Inoltre, le altre Forze dell’Ordine sono state dotate dei kit che verranno utilizzati per prelevare il Dna nei casi di arresti in flagranza o per coloro che sono sottoposti a fermo perché indiziati di delitto.
Il prelievo avviene tramite una raccolta di un campione di mucosa del cavo orale. Dopo essere stato raccolto, il campione viene inviato al Laboratorio centrale per la banca dati nazionale del Dna che si trova a Rebibbia in cui ci sono macchinari robotizzari per le varie fasi di tipizzazione. Successivamente il campione viene inviato alla Banca dati nazionale del Dipartimento di pubblica sicurezza.
I profili di Dna verranno conservati per 30 anni dall’ultima registrazione, per 40 nei casi di condanna con recidiva. Tuttavia, la cancellazione dei profili è prevista per le assoluzioni con sentenza definitiva quando:
- il fatto non sussiste;
- l’imputato non ha commesso il fatto;
- perché il fatto non costituisce reato;
- ritrovamento di persona scomparsa.
Inoltre, il profilo verrà cancellato quando le operazioni di prelievo sono state compiute in violazione delle disposizioni di legge.
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