Spotify, dopo una trimestrale al di sotto delle aspettative, sta perdendo quota sui mercati finanziari. Quali sono le prospettive di lungo termine del colosso svedese dello streaming on demand?
Svelati i conti, iniziano i guai. Questa settimana, Spotify ha pubblicato i risultati dell’ultima trimestrale del 2020 (Q4), ben al di sotto delle previsioni tracciate dagli analisti alla vigilia.
Immediata la reazione degli investitori: sul NYSE, il titolo Spotify ha perso in un giorno l’8,1%, passando da una quotazione di 345 dollari ad azione – martedì 2 febbraio – ai 317 dollari della chiusura di Borsa di ieri.
Solo un passo falso? Sì, secondo gli analisti: nonostante una performance “debole” negli ultimi tre mesi dell’anno, il numero degli utenti del servizio streaming svedese è segnalato ancora in crescita – 345 milioni, +27% rispetto al 2019 – e le prospettive sulla società, e sul titolo in Borsa, rimangono positive.
Quali prospettive per Spotify?
Certo, le aspettative – viste anche le performance da record dei giganti tech nel 2020, come Microsoft, Alphabet e Apple – sono state ampiamente deluse: mentre i key player della Silicon Valley condividono con i loro azionisti gli incassi della stagione pandemica, il board di Spotify si ritrova a leccarsi le ferite.
Il numero di utenti e abbonati, del resto, non basta a lenire i dispiaceri dell’ultima trimestrale: le perdite nette ammontano infatti a 110 milioni di sterline - in netto rialzo rispetto ai dati del Q3, -89 milioni – e dietro alla crescita degli utenti mensili, secondo il Wall Street Journal, potrebbero esserci in realtà le strategie temporanee di Spotify, tra prove gratuite e sottoscrizioni a basso costo.
Tuttavia, gli analisti concordano sul fatto che il titolo potrebbe continuare ad avanzare. E dunque, “buy the dip”, compra la debolezza: questo l’ordine che rimbalza ora nei salotti finanziari, visto il prezzo di saldo con il quale si possono agguantare le azioni targate Spotify.
I rischi, secondo gli analisti, sono bassi. Il board della società svedese, infatti, sta continuando a puntare sull’innovazione della piattaforma di streaming musicale, offrendo agli utenti – anno dopo anno – nuove opzioni, come i 2,2 milioni di popolarissimi podcast. L’obiettivo, come noto, è trasformare Spotify in una sorta di Netflix della musica: e la direzione, giurano gli analisti, è quella giusta.
Spotify: +105% in un anno sul NYSE
Del resto, non sarà una trimestrale a spengere di colpo i fattori rialzisti che hanno sin qui alimentato il rally del titolo: nell’ultimo anno, le azioni Spotify hanno registrato un incremento (monstre) del 105%, passando dai 154 dollari dello scorso febbraio alla quota attuale di 317 dollari.
Incoraggiante anche il trend dell’ultimo mese: nonostante il sell-off di inizio settimana, il titolo è ancora in territorio positivo dell’1,9%, aspettando che passi la bufera.
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