La banca centrale russa si è mossa sui tassi di interesse in un incontro non previsto in agenda, ma deciso in via urgente per intervenire sulla situazione finanziaria. Cosa significa la decisione?
La banca centrale russa ha abbassato il tasso di interesse di riferimento all’11% in una riunione fuori programma.
Ci sarà ancora spazio per ulteriori tagli quest’anno, con l’inflazione che rallenta dai massimi di oltre 20 anni e il rublo che corre verso una decisa ripresa su dollaro ed euro, ha affermato l’istituto.
Si tratta del terzo abbassamento di emergenza del tasso chiave eseguito dopo l’invasione dell’Ucraina, quando si era optato per un aumento urgente dal 9,5% al 20% dinanzi alle sanzioni.
Cosa significa questa decisione per l’economia russa? I dettagli.
Banca centrale russa agisce: ancora un taglio dei tassi
A testimonianza delle necessità di intervenire, la banca centrale russa ha deciso di riunirsi in via straordinaria, senza rispettare le date di calendario.
L’istituto ha ridotto il tasso all’11% dal 14%, abbassando gli oneri finanziari per la terza volta. I tassi erano al record del 20% all’inizio di marzo, quando il rublo è crollato rispetto al dollaro nei primi giorni del conflitto Russia-Ucraina.
Da allora, però, il rublo ha raddoppiato il suo valore grazie all’azione tempestiva del Cremlino sul controllo dei capitali e sul cambio in rubli dell’80% di valuta estera delle imprese esportatrici.
L’inflazione è diminuita nelle ultime settimane, rallentando per la prima volta dalla scorsa estate nella settimana fino al 20 maggio, secondo le statistiche statali. Il tasso annuale ha registrato un 17,5% il 20 maggio, dal 17,8% di aprile.
“Gli ultimi dati settimanali indicano un significativo rallentamento dell’attuale tasso di crescita dei prezzi”, ha affermato la banca centrale in una nota. “L’allentamento della pressione inflazionistica è facilitato dalla dinamica del tasso di cambio del rublo, insieme a una notevole diminuzione delle aspettative inflazionistiche della popolazione e delle imprese”.
La banca ha osservato che le condizioni esterne rimangono “difficili”, ma a livello nazionale l’afflusso di fondi per depositi in rubli a termine e la bassa attività di prestito limitano i rischi inflazionistici e richiedono un allentamento delle condizioni monetarie.
Vladimir Putin ha anche ordinato un aumento del 10% delle pensioni e del salario minimo per attutire i colpi dell’inflazione sui russi.
Il presidente ha comunque negato che i problemi economici del Paese fossero tutti legati a quella che chiama la sua “operazione militare speciale” in Ucraina, che ha spinto l’Occidente a imporre sanzioni radicali.
Ulteriori riduzioni dei costi di finanziamento potrebbero essere in programma nelle prossime riunioni, come quella che si terrà il 10 giugno.
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