Bilancio positivo per le obbligazioni emesse dalle banche italiane nel corso del 2020. A trainare la domanda – soprattutto nelle ultime settimane - gli investitori stranieri a caccia di rendimenti.
Continua il volo dei bond emessi dalle banche italiane, grazie alle crescenti emissioni e ai rendimenti sempre più in linea con gli altri istituti europei.
Queste ultime settimane del 2020 - che è stato un anno particolarmente favorevole alle obbligazioni del comparto bancario – stanno registrando un ulteriore sprint del debito emesso dalle banche italiane, quest’ultimo trainato in particolar modo dagli investitori esteri (come già era successo per i titoli di Stato).
In crescita la domanda dei bond delle banche italiane
Sin qui, la raccolta delle banche italiane è arrivata a quota 22 miliardi di euro, per una contrazione di 7 miliardi rispetto allo stesso periodo del 2019. Il decremento, tuttavia, è da ascrivere perlopiù al congelamento del mercato durante la prima ondata pandemica.
Ad inizio 2020, infatti, era stata registrata un’ondata di emissioni di bond bancari da parte dei principali istituti italiani, seguita poi da una sostanziale stagnazione nei mesi primaverili. Con l’avvento dell’estate le obbligazioni avevano poi ripreso ritmo, fino a queste ultime settimane dell’anno che stanno evidenziando un particolare interesse dei mercati verso il debito emesso dalle banche nostrane.
Un fattore che spiega l’attuale popolarità dei bond bancari italiani è la riduzione dello spread, ovvero la differenza di rendimento tra i Btp dell’Italia e i Bund tedeschi. A parlarne Alfredo Maria De Falco, analista di Unicredit, che in occasione di un’intervista ha dichiarato:
“La riduzione del premio al rischio richiesto per investire nei bond delle banche italiane è stata indotta dalla compressione dello spread sovrano, che ha creato un ciclo virtuoso, infondendo negli investitori una percezione di maggior tranquillità nei confronti del nostro Paese”.
Come accennato in precedenza, un ruolo di primaria importanza è stato giocato dagli investitori stranieri, il cui interesse verso i bond bancari italiani – come evidenziato dalla massiccia presenza internazionale in occasione dell’Italian Financials Debt Conference della scorsa settimana – è accresciuto sensibilmente.
Faticano ancora le banche di seconda e terza fascia
D’altre parte, in questo clima di generale entusiasmo verso i bond degli istituti italiani ci sono dei distinguo da fare. Anzitutto, non tutte le banche sono state premiate dal mercato. Come sottolineato da De Falco, infatti, “nel confronto con i concorrenti europei le distanze si sono ridotte soprattutto fra le principali, mentre per quelle di seconda e terza fascia il recupero è stato più limitato”.
Inoltre vi è stato anche un rendimento differente tra strumenti senior e subordinati, con i primi che sono già tornati ai livelli pre-pandemia. Al momento i tassi di una obbligazione senior di una banca di dimensioni minori arrivano a muoversi sui 75 punti base in più rispetto alle banche principali.
Gli spread dei titoli subordinati rispetto al periodo pre-pandemia sono superiori, mediamente, di circa 10-20 punti sui Tier 2 e di 25-50 punti sugli At1. Un trend, questo, da ascrivere ad alcune questioni tecniche, peraltro condivise con il resto del continente.
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