Blocco licenziamenti: ecco perché è dannoso secondo la Commissione UE

Teresa Maddonni

03/06/2021

Blocco licenziamenti: la misura tutta italiana è stata bocciata dalla Commissione europea nelle raccomandazioni di primavera. Intanto si discute ancora sulla proroga.

Blocco licenziamenti: ecco perché è dannoso secondo la Commissione UE

Blocco licenziamenti: per la Commissione UE è dannoso per il mercato del lavoro.

Viene così bocciato dall’Europa il blocco dei licenziamenti che in Italia è in vigore da oltre un anno ormai, da marzo 2020 con l’inizio della pandemia.

Il blocco dei licenziamenti è al centro delle raccomandazioni del Pacchetto di primavera della Commissione UE per l’Italia. Con le raccomandazioni specifiche per ciascun Paese si forniscono orientamenti su come stimolare occupazione, investimenti e crescita mantenendo solida le finanze pubbliche.

Secondo la Commissione europea il blocco dei licenziamenti, che con il decreto Sostegni di marzo è stato prorogato al 30 giugno e fino al 31 ottobre per le aziende che accedono a CIG in deroga e assegno ordinario, è “superfluo” e “tende a influenzare la composizione, ma non la portata dell’aggiustamento del mercato del lavoro”.

Blocco dei licenziamenti: ecco perché non piace all’UE

Il blocco dei licenziamenti non piace all’UE, perché? Nelle raccomandazioni di primavera la Commissione mette nero su bianco le sue valutazioni sul blocco dei licenziamenti che ormai dura da un anno e mezzo quasi e che l’Italia è stato l’unico Paese a introdurlo.

“Un confronto con l’evoluzione del mercato del lavoro in altri Stati membri che non hanno introdotto questa misura suggerisce che il blocco dei licenziamenti non è stato particolarmente efficace e si è rivelato superfluo in considerazione dell’ampio ricorso a sistemi finalizzati al mantenimento del posto di lavoro.”

Il blocco dei licenziamenti per la Commissione UE è superfluo e viene bocciato perché “avvantaggia i lavoratori a tempo indeterminato a scapito di quelli a tempo determinato come gli interinali e gli stagionali”.

Rischierebbe di essere dannoso perché “più a lungo è in vigore e più rischia di essere controproducente perché ostacola il necessario adeguamento della forza lavoro alle esigenze aziendali”.

L’intervento della Commissione europea sul blocco dei licenziamenti porta a questa valutazione non troppo positiva e l’analisi viene fatta misurando la reattività del mercato del lavoro ai cambiamenti economici. Se la media europea è stata, si legge nelle raccomandazioni, dello 0,25 nel 2020 per l’Italia invece è stata dello 0,24.

Paesi come la Francia e la Germania, sottolinea la Commissione, che a differenza dell’Italia non hanno introdotto il blocco dei licenziamenti generalizzato sono comunque riusciti a contenere l’impatto della crisi pandemica ed economica sull’occupazione.

Blocco licenziamenti: in Italia è ancora scontro sulla proroga

E sul blocco dei licenziamenti, mentre arriva la bocciatura di Bruxelles, in Italia è ancora scontro tra le parti sociali e anche tra le forze del governo sulla proroga con l’ultimo dietrofront di Salvini.

Il blocco dei licenziamenti attualmente in vigore scade il 30 giugno per le aziende che accedono agli ammortizzatori sociali ordinari e per le quali, con il decreto Sostegni bis, è stata introdotta una cassa integrazione agevolata.

Ma la misura sulla mini-proroga del blocco dei licenziamenti al 28 agosto, inserita nella riunione del CdM che ha approvato il decreto di maggio, è poi venuta meno con le pressioni di Confindustria e Lega. I sindacati continuano a chiedere tuttavia la proroga generalizzata del blocco dei licenziamenti per tutti fino al 31 ottobre e anche Salvini, alla fine, apre al dialogo con il PD sulla questione.

E se da una parte i sindacati temono oltre mezzo milione di licenziamenti con la fine del blocco, la direttrice generale di Confindustria Francesca Mariotti in audizione nella commissione Bilancio della Camera sul Dl sostegni bis lunedì ha dichiarato che con l’eliminazione della misura “ci sarà un aggiustamento fisiologico, visto che il mercato è rimasto bloccato per più di un anno, ma non c’è da aspettarsi un’emorragia di lavoratori”.

E aggiunge:

“Stupisce, al contrario che da oltre un anno il dibattito sia fossilizzato sul blocco, quando invece è urgente accelerare sulla riforma degli ammortizzatori sociali e sul rilancio delle politiche attive per il lavoro, nonché sulla formazione professionale per rispondere alla domanda di nuove competenze, spesso non reperibili, per le quali le imprese sono pronte ad assumere.”

Mentre il ministro del Lavoro Andrea Orlando è alle prese con la riforma degli ammortizzatori sociali annunciata per luglio, il blocco dei licenziamenti fa ancora discutere e la partita non sembra ancora essersi conclusa.

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