Bonus Scuola: docenti vs comitati di valutazione. I chiarimenti del Miur

Giulia Adonopoulos

16/06/2016

Scuola, il bonus al merito non piace a nessuno e mette contro insegnanti, comitati di valutazione e Miur. Tra dubbi su criteri e capacità di valutazione, il rischio maggiore sono i favoritismi e le pressioni dall’alto.

Bonus Scuola: docenti vs comitati di valutazione. I chiarimenti del Miur

Il Bonus Scuola di Renzi mette tutti contro tutti: docenti vs comitati di valutazione vs Miur.

Ai docenti della scuola pubblica italiana il bonus al merito istituito dalla Legge 107/2015 non piace. Pollice in giù anche per quanto riguarda i Comitati di Valutazione: il disappunto degli insegnanti è dovuto al rischio che i criteri per l’assegnazione del bonus vengano condizionati da favoritismi e simpatie.

E mentre il Ministero dell’Istruzione dà i suoi chiarimenti su importi e criteri per assegnare il premio ai docenti meritevoli, la comunità scolastica è sommersa dai dubbi. Il problema principale del bonus premiale e dei Cdv è il rischio pressioni, favoritismi e “inciuci”.

Le scuole pubbliche, infatti, sono state chiamate a rispondere a un sondaggio sul bonus al merito e sull’operato dei comitati di valutazione, ma ciò che è risultato è che il sistema premiale è pieno di falle.
Intanto, anche i componenti dei comitati di valutazione, tramite i sindacati, lanciano il loro appello al Miur.

Bonus docenti: il sondaggio nelle scuole

Il Miur sta portando avanti il monitoraggio sul fronte del bonus per la valorizzazione al merito dei docenti. Alle scuole pubbliche di tutto il territorio è stato chiesto di compilare 3 schede: una relativa alla costituzione del Comitato di Valutazione; una sulla definizione dei criteri per attribuire i bonus premiale ai docenti meritevoli; una relativa all’utilizzo del bonus.

Dai primi risultati parziali resi noti dal Miur è emerso che tra le scuole che hanno risposto finora quasi il 100% ha nominato il comitato di valutazione e, nella definizione dei criteri per l’attribuzione del bonus docenti, quasi tutti hanno tenuto in considerazione i macro-indicatori previsti dalla Legge 107/2015 e hanno preso decisioni all’unanimità.

Il 56,6% degli insegnanti ha dimostrato tutta la propria perplessità in merito ai criteri attraverso i quali verrà assegnato il bonus; il 21,1% è assolutamente contrario, mentre solo l’11,2% ha mostrato il proprio consenso. L’11,1% è indifferente al bonus.

In sostanza, in 3 scuole su 4 gli insegnanti sono contrari o molto dubbiosi di fronte al bonus al merito e alle procedure previste per l’erogazione dei fondi ministeriali agli istituti.

Docenti vs comitati di valutazione

Molti insegnanti considerano i comitati di valutazione incostituzionali, visto che spesso i componenti finiscono per essere beneficiari delle somme attribuite in base ai criteri da loro stessi redatti. Si parla di conflitto di interessi, dunque, ma anche di assoluta incompetenza in materia di valutazione e di arbitrarietà dell’assegnazione del bonus da parte del dirigente scolastico.

Lo stesso ruolo del preside viene posto in discussione, ma da entrambe le parti. Quello che ci si chiede è perché affidarsi a un Cdv se già il preside è (o dovrebbe essere) al corrente della produttività e delle competenze di un docente, così come di eventuali sanzioni disciplinari e abitudine alle assenze? Non spetta al DS il dovere di conoscere la sua professionalità e il suo contributo al potenziamento per al classe? Perché, allora, rendere il processo di valutazione così macchinoso e problematico?

Allo stesso tempo, però, sono gli stessi insegnanti coinvolti nel processo decisionale del CdV a lanciare un nuovo appello al Miur: i comitati di valutazione devono avere la facoltà di assegnare il bonus premiale al merito senza ricevere pressioni o imposizioni “dall’alto”.

Dal comunicato del sindacato Anief si legge che il buon operato dei comitati di valutazione rischia infatti di essere compromesso da eccessive indicazioni e paletti imposti dall’amministrazione centrale, spesso in contrasto con quanto deliberato dal gruppo di lavoro istituito in ogni scuola. In questo modo designare, secondo norme super partes, gli insegnanti più meritevoli diventa un’operazione difficile.

“Tentare di insinuare dubbi, se non scardinare, le indicazioni del pool di docenti, genitori e studenti, designati attraverso elezioni con delle note calate dall’alto, è un’operazione che rischia di destabilizzare il processo già di per sé complesso. Altrimenti, il Governo avrebbe fatto meglio ad affidare l’assegnazione dei fondi premiali ai direttori degli Uffici scolastici regionali oppure direttamente al Ministero dell’Istruzione che, per oggettiva impossibilità di conoscenza del corpo docenti di ogni istituto, avrebbe a sua volta delegato il compito al dirigente scolastico. Quest’ultimo ha già l’ultima parola sulla distribuzione dei finanziamenti: tanto valeva dirlo direttamente e non creare false aspettative di gestione equa e democratica delle risorse”.

Il Miur chiarisce i criteri per il merito

Il Miur ha comunicato alle scuole l’ammontare dei fondi relativi al bonus docenti. Si tratta di 200 milioni di euro all’anno destinati al premio, per una media di 24mila euro a istituto.

Per quanto riguarda l’elargizione, il numero dei docenti di ruolo della scuola peserà per l’80%, mentre il restante 20% verrà ripartito sulla base del numero di alunni stranieri e di quelli con disabilità; del numero di scuole in zone a rischio, situate in comune montano o in piccole isole.

Si ricorda che il fondo spetta esclusivamente ai docenti di ruolo a tempo indeterminato, anche part-time e i neo-assunti con l’ultimo piano straordinario del Miur, mentre sono esclusi dal bonus di merito gli insegnanti con contratto a tempo determinato. I sindacati parlano di “discriminazione” e si sta valutando la possibilità di presentare ricorso per disparità di trattamento.

School Bonus a rischio favoritismi?

Un altro bonus Renzi per la scuola che sta facendo storcere il naso è lo School Bonus. Questa novità prevede forme di finanziamento volontario a favore delle strutture scolastiche da parte di privati, che in cambio possono godere di agevolazioni fiscali.

La Legge 107/2015 disciplina il credito d’imposta, che verrà riconosciuto a tutti i soggetti privati che vorranno finanziare volontariamente progetti destinati alla realizzazione di nuove strutture o alla manutenzione e alla riqualificazione di quelle esistenti.
Il tetto dell’importo è stato fissato in 100mila euro e i privati avranno un credito d’imposta pari al 65% per il 2016-2017 e del 50% per il 2018.

L’iniziativa del governo è senza dubbio interessante e apporterà benefici alla comunità scolastica, tuttavia anche questo aspetto della Buona Scuola di Renzi desta non poche preoccupazioni. Ciò che insegnanti e personale della scuola pubblica si chiedono è quale prezzo ci sarà da pagare per evitare gli “inciuci” e i favoritismi che quasi sicuramente ci saranno tra i privati che elargiranno i fondi e chi dovrà gestirli pubblicamente.

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# Scuola

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