Cresce la tensione in Bosnia con i serbi a causa della guerra in Ucraina. Tra crisi economia e l’influenza russa si teme un’escalation. Ecco le cause e cosa può accadere.
Avanza lo spettro di una secessione in Bosnia e aumentano così le tensioni interne con la parte serba. Tra gli effetti dell’intensificarsi della guerra tra Russia e Ucraina c’è purtroppo lo spettro ad ampio raggio di un’instabilità politica ed economica nella regione dei Balcani.
A causa della crisi politica determinata soprattutto dal leader serbo bosniaco Milorad Dodik che aspira alla secessione della Repubblica Serba di Bosnia-Erzegovina (o Republika Srpska) e schierarsi con la Russia come il Donbass, la Bosnia-Erzegovina rischia di diventare nuovamente teatro di scontri a trent’anni dalla guerra e dalla pulizia etnica che sconvolse la nazione.
I timori sono più che fondati, tanto che i ministri degli Esteri dell’Ue ne hanno discusso lo scorso 18 marzo. Ecco quindi quali sono le cause e cosa potrebbe succedere in Bosnia con il progredire della guerra.
Bosnia, tensioni con i serbi: perché si parla di secessione?
Con la guerra in Ucraina si allunga l’ombra di una secessione e di possibili scontri armati in Bosnia. Per poter comprendere quali siano le reali cause delle tensioni in Bosnia è necessario comprendere l’assetto politico dello Stato. La Bosnia così come la conosciamo è il risultato degli accordi di Dayton del 1995, che posero fine alla guerra dei Balcani e che hanno dato vita a un’architettura istituzionale complessa basata sulla divisione etnica tra: bosniaci, croati, serbo-bosniaci. La Bosnia è infatti divisa in due:
- La Repubblica Serba di Bosnia-Erzegovina (o Republika Srpska) a maggioranza serba e che comprende il 49% dello Stato;
- La Federazione di Bosnia-Erzegovina che si estende sul 51% del territorio con una popolazione croato-bosniaca e organizzata in modo decentrato,
A garantire però una versione statale e centralizzata c’è presidenza del Paese, dove si alternano alla carica un serbo, un croato e un bosniaco musulmano. Un’infrastruttura complessa e quanto mai delicata, a oggi minacciata dalla deriva etno-nazionalistica del leader serbo bosniaco filo-russo Milorad Dodik che aspira alla secessione della Republika Srpska, emulando in un certo senso il Donbass dell’Ucraina. Se il contesto risulta altamente reattivo e instabile, con l’esplosione della guerra in Ucraina e l’avanzata di Putin - intento a ristabilire un proprio controllo nelle regioni dell’Est - emerge un quadro a dir poco infiammabile e preoccupante.
Cause tensioni in Bosnia: la crisi economica per la guerra in Ucraina
La polveriera dei Balcani non si è mai sopita e la prova sono proprio le recenti tensioni in Bosnia, lo stesso premier Mario Draghi come il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg hanno evidenziato il pericolo della crisi politica che paralizza il Paese da quasi un anno. Crisi politica che è alimentata dall’insicurezza economica, l’aumento dei prezzi e l’inflazione causa dalla guerra in Ucraina, come spiegato da Rodolfo Toè, analista politico ed esperto dell’area bosniaca:
Qui i cittadini arrivano da una crisi economica che va avanti da dieci anni e con i nuovi aumenti potrebbero decidere di protestare anche in modo violento per chiedere un cambiamento ai vertici. E a quel punto sì, qualcuno potrebbe approfittarne per far collassare la già precaria situazione.
Cause tensioni in Bosnia: Putin e il rischio dei Balcani nel caos
Oltre ai problemi economici generati dal conflitto russo-ucraino, che potrebbero ben presto acutizzare la crisi in Bosnia, bisogna fare i conti con l’influenza di Mosca, non solo per elementi culturali e religiosi ma soprattutto politici. La Russia ha infatti aperto due fronti, uno in Ucraina e l’altro nei Balcani occidentali e come ha ricordato Sonja Biserko, presidente del Comitato di Helsinki per i diritti umani in Serbia: “Vi è il rischio, latente ormai da tempo, che la Russia faccia precipitare i Balcani nel caos”.
Il leader Dodik ha infatti da sempre un rapporto privilegiato con Mosca, e lo testimoniano le visite ufficiali di Putin a Banjia Luka (capitale de facto della Republika Srpska) più che a Belgrado. La Repubblica serba ha quindi tutti gli interessi a mantenere un rapporto privilegiato con Mosca - partner forte strategicamente - e come suggerito da Dimitar Bechev, visiting scholar presso Carnegie Europe, Putin con ogni probabilità sosterrà Dodik, alimentando i legami con la Serbia di Aleksandar Vučić. Mossa che rientrerebbe nella strategia russa di sostenere partiti anti-occidentali, conducendo la propria personale guerra politica in Occidente, a partire dalla Bosnia.
Tensioni in Bosnia con i serbi: cosa potrebbe accadere?
Se aumentano le tensioni in Bosnia l’attuale crisi non è però fulminea, stando all’analista Toè. Non ci sono rischi immediati per la sicurezza e la ragione è pratica: al momento Mosca essendo impegnata in Ucraina non ha modo di influenzare la situazione. Su due fronti deve per forza concentrarsi sulla guerra in corso.
La Russia di Putin non manderà truppe in Bosnia e quindi la Serbia non potrebbe agire militarmente tentando un’annessione della Repubblica Serba di Bosnia. Il paradosso per Toè è che la guerra sul breve periodo potrebbe avere un effetto “calmante”: “Milorad Dodik e i serbi, in generale, potrebbero sentirsi molto più isolati, in qualche modo costretti ad avere un atteggiamento più conciliante nei confronti della comunità internazionale”.
Nonostante queste premesse l’escalation non è da escludere a causa dei riflessi della crisi ucraina. Mosca potrebbe non intervenire ma non è da escludere una mossa interna da parte di Dodik. Il tema cardine è ancora una volta la possibilità o meno di aderire alla Nato: tema estremamente divisivo per la nazione. Come spiegato dallo stesso analista, musulmani e croati sono favorevoli ad aderire all’Alleanza, ma i serbi no, identificando la Nato come l’organizzazione che li bombardò nel 1999.
La polveriera dei Balcani non è quindi sul momento di esplodere ma se la Nato dovesse portare avanti l’integrazione della Bosnia, questo sicuramente genererebbe la reazione di Milorad Dodik che potrebbe approfittarne della situazione per indire un referendum per la secessione. In quel caso non si potrebbe escludere un’escalation armata.
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