Breakout e compressioni di volatilità: un esempio pratico

La strategia del breakout trading può assicurare cospicui profitti se impiegata nei contesti appropriati. Molto spesso si sente parlare di predominanza di falsi breakout e forse è vero. Bisogna, però, sottolineare che la maggioranza di questi falsi breakout è spesso prevedibile e il più delle volte riguarda il fallimento di nuovi massimi o minimi relativi su base intraday. Esiste un modo per evitare questi fakeout, indirizzando la propria operatività in breakout solo in contesti caratterizzati da compressioni di volatilità seguite da un boom dei prezzi. Insomma, la ricerca spasmodica di nuovi breakout non paga: ciò che conta è la qualità delle nostre operazioni.

Tale qualità può essere ricercata quasi esclusivamente facendo leva su una delle peculiarità della volatilità, ovvero il suo effetto-elastico derivante dal fatto che una eccessiva contrazione della volatilità provoca una forte concentrazione di energia che a un certo punto esplode dando luogo a un sontuoso movimento direzionale. Non si tratta di una verità assoluta, ma le probabilità che ciò avvenga sono davvero elevate. E nel trading il calcolo delle probabilità conta eccome. Un buon modo per sfruttare questa tipologia di breakout è andare alla ricerca di fasi di congestione, magari accompagnate da triangoli, ledge o inside multiple.

L’esempio pratico mostrato in alto riguarda il breakout di inside multiple sul tasso di cambio USD/JPY, dollaro americano su yen giapponese, time frame giornaliero. La rottura bullish è molto evidente: permette un’entrata long con ordine buy stop e il posizionamento dello stop loss sotto il minimo della candela di setup. Non sarà un trade semplice, ma dopo diversi giorni con la posizione a rischio pieno i prezzi prendono finalmente la via del rialzo raggiungendo il target minimo di due volte il rischio iniziale.

Alla prossima pillola!

Nicola D’Antuono