A un mese dalla Brexit l’accordo tra Regno Unito e Unione Europea non è stato ancora trovato. Il Governo britannico non esclude il no-deal, ma i mercati rimangono ottimisti.
Continuano senza sosta i negoziati tra Regno Unito e Unione Europea alla ricerca di un accordo per la Brexit.
Nonostante nei giorni precedenti filtrasse un discreto ottimismo per il raggiungimento di un’intesa tra il Governo di Londra e la Commissione europea, l’esponente dell’esecutivo guidato da Boris Johnson Michael Gove, nel ruolo di Cancelliere del Ducato di Lancaster, ha affermato nelle ultime ore di non escludere un no-deal tra le parti.
I 3 scogli che stanno frenando le trattative tra Londra e Bruxelles riguardano i diritti di pesca, la concorrenza e la governance dei meccanismi da attivare in caso di controversie.
Brexit: Regno Unito e Unione Europea verso il no-deal?
Nell’ultimo mese prima dell’attivazione ufficiale della Brexit, si registra ancora una fase di stallo su un’intesa dal valore commerciale stimato di circa 1.000 miliardi di dollari.
Durante la trattativa entrambi i protagonisti hanno più volte esortato l’altra parte a scendere a compromessi e cedere alcune delle proprie prerogative, accusandosi mutualmente di scarsa disponibilità nel trovare una soluzione in grado di soddisfare le esigenze di tutti.
Nel frattempo il valore della sterlina sul dollaro è aumentato per la prima volta in tre mesi, arrivando a 1,34 $. Segno, secondo alcuni osservatori, dell’ottimismo da parte dei mercati sulla conclusione di un accordo sulla Brexit.
Mercati ottimisti per l’accordo, aumenta il valore della sterlina
Tuttavia, anche nel 2016 la gran parte degli investitori, sia nella City che a Wall Street, non avevano previsto la vittoria del leave rimanendo sorpresi e impreparati al risultato del referendum.
Potrebbe quindi sembrare che l’ottimismo mostrato sulla valuta inglese sia soprattutto un rifiuto dell’alternativa, la quale potrebbe avere un impatto devastante, non solo sui mercati finanziari, ma anche sulle attività produttive.
Bank of England, ad esempio, ha mostrato come la Brexit potrebbe avere conseguenze più gravi e durature rispetto alla crisi economica da Covid-19.
Le conseguenze di una hard Brexit
Nei giorni scorsi, anche l’Organismo di vigilanza fiscale del Paese ha espresso le proprie preoccupazioni, prevedendo il prolungamento di quella che attualmente si configura come la peggiore recessione degli ultimi 300 anni.
Inoltre, il mancato accordo metterebbe a rischio anche la pace in Irlanda del Nord con l’istituzione di un confine più restrittivo con la Repubblica d’Irlanda.
La cancelliera tedesca e presidente del Consiglio europeo di questo semestre Angela Merkel ha fatto trapelare l’impazienza da parte di alcuni degli Stati membri dell’UE, provando in questo modo a forzare la mano nella trattativa.
Ma Boris Johnson, nonostante abbia dichiarato di preferire il raggiungimento di un negoziato, ha affermato che questo non dovrà essere trovato a tutti i costi, poiché il Regno Unito riuscirebbe a risollevare la propria economia anche con la cosiddetta Hard Brexit.
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