Il Ministero dell’Economia prepara una nuova emissione di Btp in dollari dopo quella del 2019. Ecco tutto quello che c’è da sapere.
Il Ministero dell’Economia è pronto ad emettere nuovamente Btp in dollari dopo aver incaricato ufficialmente, nella giornata di lunedì, alcune banche per il collocamento. L’emissione di titoli di Stato in dollari segue quella avvenuta lo scorso anno, quest’ultima effettuata a nove anni di distanza dalla precedente.
La scorsa settimana il Tesoro ha chiuso la seconda emissione di Btp Futura dopo quella di luglio. La raccolta sotto le aspettative – dopo i primi due giorni in linea con i numeri dell’emissione estiva, le obbligazioni hanno raccolto alla fine della settimana 5,71 miliardi di euro, in ribasso di 420 milioni – potrebbe spiegare la necessità del dicastero di annunciare nuovi Btp denominati in valuta statunitense.
Btp in dollari: cosa c’è da sapere
Il Tesoro, che la scorsa settimana ha dato mandato a Barclays Bank Plc, BofA Securities Europe S.A. e Goldman Sachs Europe SE di organizzare una “global call” per gli investitori, è pronto ad emettere nuove obbligazioni in dollari in formato SEC-Registered Global.
Non sono chiare, al momento, le tempistiche della raccolta. L’ultima nota disponibile del dicastero parla infatti di un’emissione che verrà effettuata “nel prossimo futuro, in base alle condizioni di mercato”. Dopo i Btp Futura - che erano tesi a raccogliere nuovi fondi per far fronte, tra le altre cose, all’emergenza sanitaria in atto – le nuove obbligazioni in dollari saranno necessarie per affrontare problematiche generali e per gestire il debito.
Nel 2019 i Btp in valuta statunitense erano stati emessi con scadenze a cinque, dieci e trent’anni. Il nuovo titolo di Stato in dollari, da quanto si apprende, dovrebbe invece scadere il 17 febbraio 2026, ma secondo gli analisti il Tesoro potrebbe decidere di emettere una nuova obbligazione con scadenza nel 2050.
Per quanto riguarda i rendimenti dei nuovi Btp in dollari, secondo alcune stime dovrebbero collocarsi intorno all’1,50%, mentre una eventuale seconda emissione con scadenza trentennale potrebbe portare gli investitori a raccogliere un rendimento del 3,50%.
Lecito chiedersi, a questo punto, perché il Tesoro dovrebbe indebitarsi in una misura maggiore rispetto a quanto previsto dai Btp in euro. Dietro al rendimento delle nuove obbligazioni in valuta statunitense si cela la scommessa del dicastero sul deprezzamento del dollaro rispetto all’euro. In quel caso, infatti, il Ministero otterrebbe un guadagno. A danno, però, degli obbligazionisti.
Posizione più solida, invece, quella degli investitori americani che avrebbero tra le mani un asset con rendimenti più elevati rispetto ai Treasury statunitensi.
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