Cambio euro dollaro ai minimi da inizio anno: cosa si nasconde dietro la forza del biglietto verde?

Pierandrea Ferrari

24/03/2021

Il cambio euro dollaro cala a 1,1818, di fatto sui minimi da inizio 2021: a influenzare l’andamento del cross il crollo della lira turca e le diverse prospettive di ripresa per Stati Uniti ed Unione europea.

Cambio euro dollaro ai minimi da inizio anno: cosa si nasconde dietro la forza del biglietto verde?

Il cambio euro dollaro cala a 1,1818, toccando i minimi da inizio anno. Un continuo apprezzamento, quello del biglietto verde, che affonda le sue radici nel crollo della lira turca e nelle prospettive di ripresa economica degli Stati Uniti dettate dal passo deciso della campagna vaccinale.

Continua a zoppicare, invece, l’euro, con la Commissione europea ancora impegnata nel braccio di ferro con le Big Pharma per assicurare l’approvvigionamento pattuito in sede negoziale. Le vaccinazioni al rallenty rischiano di allontanare il rimbalzo delle economie dell’Eurozona e alcuni segnali sono già arrivati dal Comitato dei saggi economici tedesco, che ha tagliato le stime di crescita 2021 del motore continentale.

Perché il dollaro si sta rafforzando

L’andamento odierno del cross valutario, dunque, ha due chiavi di lettura. Da una parte c’è il dollaro, che nelle ultime ore sta capitalizzando il crollo della lira turca grazie al suo ritrovato status di bene rifugio: come noto, dopo la rimozione del governatore della banca centrale da parte del presidente della Turchia Erdogan, che suggerisce un cambio di rotta sul fronte dei tassi d’interesse, la valuta nazionale è colata a picco, finendo per scuotere la Borsa di Istanbul con ripercussioni sull’azionario internazionale.

Da qui, la corsa al biglietto verde, premiato però anche dalle accelerate dell’amministrazione Biden sul fronte pandemico. L’immunizzazione della popolazione adulta sarà raggiunta già il prossimo maggio e il rimbalzo economico che seguirà sarà accompagnato dall’ultima iniezione di liquidità da 1.900 miliardi firmata ad inizio marzo dal numero uno dei Dem, e, forse, da un’altra maxi-manovra di spesa da 3.000 miliardi.

Infine, il capitolo Fed: la banca centrale, durante le audizioni della scorsa settimana, ha confermato la sua politica dovish sui tassi d’interesse e fatto intendere che lascerà correre i rendimenti del Treasury fintanto che l’economia USA riuscirà a tenere il passo. Una buona notizia per il biglietto verde, che ha preso parte della sua forza dall’irrigidimento della curva dei tassi del benchmark obbligazionario USA.

I ritardi nella vaccinazione indeboliscono l’euro

Non si intravedono schiarite, invece, nell’Eurozona. E qui, in fondo, si annidano le debolezze della moneta continentale. Bruxelles continua a forzare la mano sui contratti siglati con le case farmaceutiche e, nel tentativo di sbloccare la campagna vaccinale, sta riscrivendo il meccanismo di autorizzazione e trasparenza sull’export. Ma mesi di impasse e progressi invisibili già pesano sulle prospettive di ripresa dell’UE.

Buona parte degli Stati membri continuano infatti ad essere soffocati dalle misure anti-Covid, con le prime due economie dell’Area Euro, Germania e Francia, che hanno impresso una nuova stretta sugli spostamenti e sulle attività produttive. Un cambio di passo delle vaccinazioni potrebbe ribaltare le previsioni di crescita continentali, ma il muro contro muro tra la Commissione europea e le Big Pharma sembra riscrivere ogni giorno nuovi capitoli. E così ci ha pensato il Comitato dei saggi economici tedesco a gettare l’allarme: stime di crescita 2021 della Germania tagliate dello 0,6% e prevedibili ricadute sui partner europei.

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