Il Ministro Bonafede e il commissario Arcuri sono d’accordo: i detenuti produrranno le mascherine da utilizzare in carcere per prevenire la diffusione della COVID-19. Macchinari attesi entro la fine di aprile.
Emergenza coronavirus in carcere: saranno gli stessi detenuti a produrre le mascherine per la loro protezione, da consegnare anche alle guardie penitenziarie e a tutti coloro che lavorano nelle carceri italiane. La notizia è stata confermata dal Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, grazie all’accordo con il commissario straordinario Domenico Arcuri.
La produzione di mascherine dovrebbe raggiungere i 400mila pezzi al giorno e servirà principalmente a rifornire i penitenziari, salvo distribuire all’esterno le eccedenze. I centri operativi individuati sono tre: Milano, Roma e Salerno e i lavori inizieranno a metà aprile, dopo la consegna dei macchinari e degli altri strumenti necessari. Un modo, questo, per impegnare i detenuti e per prevenire gli effetti disastrosi che la diffusione del coronavirus potrebbe avere in carcere. Qui, infatti, è impossibile rispettare la distanza di sicurezza di almeno un metro e gli effetti dell’epidemia sarebbero incontrollabili.
Detenuti produrranno mascherine per gli istituti penitenziari
Fin da quando è scoppiata l’emergenza sanitaria a causa del coronavirus, la situazione delle carceri italiane ha destato molte preoccupazioni. Il sovraffollamento della popolazione carceraria, infatti, rende impossibile il rispetto delle regole di distanziamento sociale. Una situazione che è sfociata in proteste violente e gravi episodi di insurrezione in molti istituti penitenziari. Ora che sembra essere tornati alla normalità, il Ministro Bonafede ha fatto sapere che saranno gli stessi detenuti a produrre le mascherine necessarie per la loro protezione, per le guardie, per gli addetti alle pulizie e tutti coloro che prestano servizio in carcere.
Si tratta di un accordo preso insieme al commissario straordinario Arcuri qualche giorno fa e che diventerà realtà entro al fine del mese, quando saranno consegnati i macchinari, 8 in totale. La produzione è affidata ai detenuti che si trovano negli istituti penitenziari di Bollate (Milano), Rebibbia (Roma) e Salerno. Il ciclo di produzione sarà completo di ogni sua parte: quindi tessitura, stoccaggio e sanificazione.
Le mascherine prodotte serviranno innanzitutto a soddisfare la richiesta interna negli istituti e case circondariali, mentre l’eventuale numero in eccesso sarà distribuito alla Protezione civile, che a sua volta deciderà a chi consegnarle in base alle priorità del momento, privati cittadini o strutture sanitarie.
La produzione di mascherine in carcere è retribuita
I detenuti impiegati nell’attività di produzione saranno scelti in base “alle competenze personali e attitudini professionali” (stando alle parole del commissario Arcuri) di ognuno, e prima di iniziare riceveranno una formazione adeguata su come produrre le mascherine e le regole sanitarie a cui attenersi.
Lavoreranno 40 detenuti alla volta per turni di 6 ore. Questi saranno regolarmente contrattualizzati e stipendiati dall’Amministrazione penitenziaria.
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