Per comprovati motivi di lavoro si intende il fatto che il dichiarante può provare le ragioni dello spostamento fuori dalla regione o dal comune, assumendosene la responsabilità penale. Cosa sapere prima di compilare l’autocertificazione.
L’espressione “comprovate esigenze lavorative” riportata nell’autocertificazione suscita molti dubbi: cosa si intende per “comprovati”, come si fa a provare che lo spostamento è necessario per scopi di lavoro? E come fanno i lavoratori autonomi a dimostrare il fatto?
Le comprovate esigenze di lavoro, insieme ai motivi di salute e necessità ed urgenza, sono tra le poche eccezioni ammesse dal governo ed indicano che la ragione dello spostamento può essere provata con ogni mezzo la cui non veridicità comporta il reato di Falso. Tra questi il modulo di autocertificazione.
In altre parole tutti i lavoratori - sia dipendenti che autonomi - quando dichiarano che il motivo dello spostamento è legato ad esigenze di lavoro se ne assumo la responsabilità civile e penale.
Le Forze dell’ordine, infatti, possono verificare la veridicità delle informazioni, contattare l’azienda o chiamare il datore di lavoro.
Quali sono le “comprovate esigenze lavorative”
I dubbi sul significato del termine “comprovati” sono molto comuni, tanto che il Ministero dell’Interno ha ritenuto necessario un chiarimento all’interno delle Faq:
“Comprovate” significa che si deve essere in grado di dimostrare che si sta andando (o tornando) al (dal) lavoro, anche tramite l’autodichiarazione di cui alla FAQ n. 2 o con ogni altro mezzo di prova, la cui non veridicità costituisce reato.”
Vuol dire che in caso di controllo sarà necessario dichiarare alla Polizia o ai Carabinieri la propria necessità lavorativa. Saranno poi le Autorità a controllare, in un secondo momento, la veridicità della dichiarazione resa e procedere con la denuncia di Falso qualora le informazioni si rivelassero infondate.
Ancora, la circolare n. 6/2020 dei Consulenti del lavoro chiarisce che:
“Le comprovate esigenze lavorative non devono necessariamente rivestire il carattere della eccezionalità, urgenza o indifferibilità, potendole intendere riferite, alla luce di quanto emerge dalla norma e dai primi chiarimenti di prassi, alle ordinarie esigenze richieste dalle modalità attraverso le quali si è tenuti a rendere la prestazione lavorativa”.
Quindi non deve trattarsi necessariamente di ipotesi eccezionali, ma di tutte le ordinarie incombenze dei lavoratori: il tragitto casa-lavoro e viceversa, le consegne al domicilio altrui, la sosta per la pausa pranzo, l’acquisto di materiali indispensabili, e così via.
Come dimostrare le comprovate esigenze lavorative
Il metodo più diffuso per dichiarare che il motivo dello spostamento è legato ad esigenze di lavoro è l’autocertificazione del Ministero dell’Interno.
Attraverso il modulo si dichiara, sotto la propria responsabilità, la ragione dello spostamento, e non servono informazioni o prove ulteriori. Tuttavia le Forze dell’ordine possono in ogni momento verificare se quanto scritto dell’autocertificazione sia vero oppure no, specie se la persona fermata desta dei sospetti.
Il controllo può essere immediato (grazie ad Internet è facile reperire informazioni in tempo reale) o a posteriori nei giorni o nelle settimane successive. Talvolta basta mostrare il tesserino personale con foto, nome e cognome (come quello dei cassieri del supermercato, per intenderci) oppure la lettera del datore di lavoro.
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