L’esecutivo cinese esorta le famiglie a fare più figli, ma la popolazione manifesta tutto il suo scetticismo
Ha fatto notizia nelle ultime ore il provvedimento dell’esecutivo cinese che ha autorizzato le famiglie ad avere fino a tre figli.
Un provvedimento difficile da capire senza contestualizzare il tutto in un Paese reduce dalla cosiddetta politica del figlio unico, che dal 1979 al 2013 è rimasta in vigore come misura di controllo delle nascite e contrasto all’incremento demografico.
Un limite poi individuato in un massimo di due figli, e ora nuovamente rivisto, con l’esplicita raccomandazione del governo alle coppie: fate più figli.
Una scelta che segue l’evidenza di un grave calo demografico, con dati che mostrano una popolazione in età lavorativa ridotta all’osso negli ultimi 10 anni, mentre per contro gli over 65 ormai sono la parte preponderante del Paese, con tutti gli inevitabili riverberi sulla fase produttiva e quindi sull’economia di Pechino.
Ma cosa ne pensa la popolazione cinese? Manifesta tutto il suo scetticismo, per dirla con parole semplici, e non mancano i motivi alla base.
Cina, popolazione contro governo: impossibile mantenere più figli
Sono sempre di più gli osservatori, anche interni allo stesso Paese, che fanno notare come per molti cinesi le restrizioni governative abbiano cessato da tempo di essere la ragione principale per non avere più figli.
All’annuncio da parte del governo centrale, che ha esteso a tre figli il tetto massimo per una coppia, si è generato un vero e proprio ciclone di discussioni e polemiche, specialmente tra i social network.
La sostanza delle discussioni è che nella Cina moderna risulta molto poco pratico e facile dal punto di vista economico andare avanti anche con un solo figlio, figuriamoci con tre.
Più di 30.000 persone interpellate da un sondaggio dell’agenzia di stampa statale Xinhua hanno affermato di non essere intenzionate ad avere più figli sulla scia della nuova politica governativa.
Dopo pochi minuti online, il sondaggio è stato rimosso.
Ma evidenzia alcuni elementi della quotidianità cinese difficili da oscurare, come gli elevati costi dell’istruzione e misure di sostegno insufficienti, sia dal punto di vista dei congedi di maternità che del pensionamento.
Già il primo allentamento della cosiddetta politica del figlio unico - ovvero quando nel 2013 il limite venne innalzato a due figli - fece ben poco per arrestare il calo delle nascite e impedire alla popolazione, che conta circa 1,4 miliardi di persone, di invecchiare rapidamente.
Invertire il “declino demografico”?
Le nuove misure e le conseguenti raccomandazioni in arrivo dal governo cinese fanno seguito a dati che mostrano una popolazione in età lavorativa ridotta all’osso negli ultimi 10 anni, contro over 65 ormai a rappresentare la fascia d’età di spicco nel Paese.
Da qui la necessità di sbloccare le nascite e dare man forte a una fascia in età produttiva sempre più ristretta, con tutte le inevitabili conseguenze per il Paese sul piano economico.
Ma è una politica che l’economista cinese Rory Green ha definito “del tutto inadeguata a invertire il declino demografico”:
“Sono i cambiamenti strutturali come miglior accesso all’assistenza per l’infanzia e più garanzie in termini di sussidi a rivelarsi molto più importanti della semplice rimozione di un limite numerico in relazione ai bambini che si possono avere”,
ha evidenziato Green.
E non è certo questo un punto di vista nuovo o poco condiviso, visto che la maggioranza della popolazione cinese evidenzia le difficoltà pratiche ed economiche che incontrano le famiglie con figli nella loro quotidianità
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