Come il Digital Healthcare può aiutare a mitigare gli effetti collaterali del distanziamento sociale

Davide Bottalico

23/10/2020

L’emergenza sanitaria sta accelerando sempre di più la necessità di una medicina multicanale. Bisogna, pertanto aggiornare il quadro normativo affinché tale canale diventi immediatamente pratico ed economico.

 Come il Digital Healthcare può aiutare a mitigare gli effetti collaterali del distanziamento sociale

Fin dall’inizio della pandemia è apparso subito chiaro che una delle armi più efficaci nel contenere la diffusione del contagio fosse il distanziamento sociale.

Purtroppo però sono molteplici e diversi gli effetti collaterali che il distanziamento sociale genera nella nostra società che, fino all’inizio della pandemia, era fortemente orientata all’integrazione sociale, al teamworking, all’utilizzo di open space negli uffici, allo sharing di luoghi, mezzi e tempi. La sharing economy era vissuta come un arricchimento e comunque, lì dove veniva ricercata e declinata ottimamente, generava notevoli economie di sistema.

Sfortunatamente però la limitazione di contatti interpersonali o la necessità di contenere la condivisione di spazi ha impattato negativamente in molti settori, quali ad esempio quello dell’istruzione o nel settore della salute.

La medicina, per come la conosce la nostra generazione, è una medicina di contatto che ancora vede un punto cardine nell’incontro fisico tra medico e paziente; se però questo incontro è assolutamente indispensabile per effettuare un esame obiettivo e/o aiutare il medico nella definizione di una diagnosi, diventa invece quasi superfluo se si tratta di monitorare dati di laboratorio, controllare referti di esami strumentali o semplicemente discutere con il paziente sull’andamento della terapia cronica.

I pazienti affetti da patologie croniche sono diventati oggi i più numerosi ed hanno esigenze diverse da quelli acuti

Dall’inizio del millennio, due fenomeni hanno impattato notevolmente il settore medico. Il primo è rappresentato dalle biotecnologie che, sia per l’introduzione di nuove classi terapeutiche sempre più efficaci e capaci di cambiare il decorso e la prognosi di malattie che prima non era possibile curare, sia per l’introduzione di tecnologie diagnostiche capaci di riconoscere e permettere di aggredire prima le malattie, hanno evitato tantissimi decessi e di fatto hanno introdotto una nuova classe di pazienti che si sono visti rendere croniche patologie prime letali. Il secondo fattore è rappresentato dal miglioramento generale delle condizioni igienico-economico-sanitarie nel nostro paese che hanno elevato la aspettativa di vita di quasi 10 anni.

Il risultato di tutto ciò è che oggi osserviamo una pletora di pazienti anziani affetti da patologie croniche che necessitano di un monitoraggio costante nel tempo. Tale monitoraggio viene assicurato, con notevole difficoltà, dalle strutture specialistiche ospedaliere dove è stata posta la diagnosi; tali strutture però sono state concepite per assicurare diagnosi e cura delle complicanze acute di queste patologie e non per monitorare la popolazione cronica nel tempo.

Per venire incontro a queste necessità, le strutture specialistiche hanno messo in piedi ambulatori per le visite periodiche dei pazienti cronici che sono divenuti nel tempo sempre più affollati e quindi incapaci di assicurare il giusto tempo per ogni paziente. Se a tutto questo si somma l’aumento incessante di burocrazia per i medici, allora si capisce bene perché queste strutture sono spesso in sofferenza.

E’ giunta l’ora di una medicina multicanale?

Questo scenario ha inoltre evidenziato un problema logistico/organizzativo importante. Molte delle visite periodiche a cui i pazienti cronici si sottopongono, divengono in realtà delle brevi chiacchierate con i medici che si limitano a riscontrare i valori degli esami ematochimici e strumentali, che spesso risultano in ordine, mentre raramente il paziente riferisce effetti collaterali della terapia cronica che sta assumendo. Visite dunque che potrebbero anche essere eseguite efficacemente da remoto. Inoltre con l’approccio tradizionale non è possibile creare una personalizzazione nella frequenza della visita e pertanto spesso tutti i pazienti indipendentemente dalla loro reale necessità vengono invitati a fare ritorno per la visita successiva con la stessa cadenza.

Oggi, grazie alla possibile diversificazione che la tecnologia ci offre, sarebbe possibile personalizzare frequenza, durata e tipologia della visita di controllo, lasciando che i pazienti con maggiore necessità di intervento clinico accedano fisicamente agli ambulatori mentre quelli che non mostrano particolari problemi possano invece essere controllati da remoto usando, ad esempio, il canale della televisita. Credo, dunque, che sia giunta l’ora della cosiddetta medicina multicanale che consenta al medico di personalizzare il canale di contatto con il paziente adattandolo alle reali esigenze e necessità.

Non nell’immediato futuro, ma già oggi nel presente, l’intelligenza artificiale, potrebbe aiutare i medici a distinguere quali pazienti assegnare ai diversi canali di visita ottimizzando tempi e costi sia dal lato sistema sanitario che dal lato paziente. Tutto ciò ridurrebbe gli spostamenti dei pazienti dal proprio domicilio al luogo di cura, evitando inutili rischi di esposizione in ambiente ospedaliero e riducendo il bisogno di assistenza, da parte dei caregiver, durante gli spostamenti.

Il Digital Healthcare come risorsa per il SSN

Il Digital Healthcare, e in particolare la telemedicina, oggi si propongono di rivoluzionare il settore offrendo un canale alternativo pratico, economico ed efficace capace di incontrare le necessità dei medici e dei pazienti. In era COVID l’utilizzo capillare di questo canale sarebbe ancora più importante per sovrastare il fenomeno dell’allontanamento dagli ospedali dei pazienti affetti da patologie croniche, tra i quali si annoverano molti pazienti oncologici. Si pensi che in Italia nei primi 5 mesi del 2020, sono stati effettuati più di un milione di esami di screening in meno rispetto allo stesso periodo del 2019 e naturalmente tutto ciò avrà un serio impatto sui tassi di mortalità dei prossimi anni.

Il problema è reale e deve essere affrontato da tutti i punti di vista, non solo quello tecnologico come verrebbe subito da pensare. La formazione del personale sanitario diventa oggi doverosa e naturalmente tutta la parte normativa e burocratica dovrebbe essere presto adeguata al fine di riconoscere al più presto le diverse forme di assistenza remota al paziente al pari di quelle tradizionali. L’aspetto della rimborsabilità delle prestazioni è uno dei maggiori freni all’adozione di queste tecnologie e dal momento che in molti casi l’utilizzo del digital healthcare genera ingenti risparmi per il SSN, è necessario al più presto aggiornare il contesto normativo e accreditare i centri di eccellenza.

Quello che sta avvenendo rivoluzionerà totalmente i percorsi di cura dei pazienti aumentando la circolazione di dati sanitari che risulteranno un vero tesoro d’esperienza se opportunamente valorizzati all’interno del network della salute del sistema paese; ma questa è un’altra storia.

I contributi firmati riflettono l’opinione dell’autore e non necessariamente la posizione di Takeda

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