Dal Consiglio Europeo sono emerse tutte le difficoltà dell’UE sul fronte del vaccino anti-Covid: per una produzione interna servirà almeno un anno, con lo scenario che è quello di una lunga convivenza con il virus. Merkel: “Dovremo vaccinarci per anni”.
Doveva essere il momento delle risposte, mentre il primo round del Consiglio Europeo dedicato interamente alla pandemia non ha fatto altro che alimentare tutte le perplessità emerse nelle ultime settimane.
Bruxelles è in difficoltà sul fronte della campagna per il vaccino anti-Covid, con il presidente del Consiglio Europeo Charles Michel che ha ammesso come “la situazione attuale è difficile” considerate le aspettative dei cittadini.
A poco sono servite le rassicurazioni di Ursula von der Leyen di fronte al pressing dei leader dei 27 Paesi, con la presidente della Commissione Europea che si è detta “fiduciosa” di poter rispettare l’obiettivo del 70% della popolazione adulta comunitaria vaccinata entro l’estate.
Al momento però in tutta l’Unione Europea è stato vaccinato solo l’8% della popolazione adulta, con il 3% che ha ricevuto anche la seconda dose. La strategia della doppia somministrazione è stato criticata da Mario Draghi, soprattutto visti i buoni risultati in Scozia dove si è puntato tutto sulla prima dose.
Il problema di fondo sono i ritardi e i tagli nelle consegne da parte delle case farmaceutiche. Anche su questo fronte nulla è stato deciso: non ci sarà al momento nessuna forzatura per rendere obbligatoria la condivisione dei brevetti, ma si continuerà con la strategia del pressing per arrivare a una decisione volontaria da parte delle aziende interessate.
Vaccini, poche risposte dal Consiglio Europeo
Chi dal Consiglio Europeo si aspettava rassicurazioni sui vaccini è rimasto senza dubbio deluso. Mario Draghi al suo esordio ha bacchettato Ursula von der Leyen “nessuna scusa per le aziende inadempienti, serve accelerare”, con anche gli altri principali leader che si sono mostrati molto pessimisti.
Così Angela Merkel, che ha la Germania in lockdown dall’inizio dell’anno, ha ammesso che allo stato attuale delle cose “il tempo non è dalla nostra parte, dobbiamo prepararci a vaccinarci per anni a causa delle varianti”.
Ancora più cupo è Emmanuel Macron “dovremo vivere con il virus nel lungo periodo”, con l’inquilino dell’Eliseo che ha smorzato pure gli entusiasmi in merito alla volontà di avviare una produzione interna del vaccino anti-Covid.
“Servirà almeno un anno per raggiungere un’autonomia produttiva” ha dichiarato il Presidente francese, mentre il commissario europeo all’Industria Thierry Breton ha parlato di 12-18 mesi necessari.
Per uscire da questo pantano, ecco che Mario Draghi ha avanzato due soluzioni: rivedere i contratti stipulati dai negoziatori di Bruxelles con le case farmaceutiche, aprendo anche all’acquisto di vaccini fuori dall’UE.
Draghi poi, al contrario di Macron, ha chiesto cautela nel progetto Covax, dove si prevede di donare vaccini ai Paesi più poveri: finché non ci sarà una accelerata in Europa, sarà difficile vedere atti di “generosità” da parte dell’UE.
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