Scontro Conte-Renzi, il governo può finire il 7 gennaio: elezioni o nuova maggioranza?

Alessandro Cipolla

31/12/2020

Matteo Renzi se non otterrà quanto richiesto con il suo piano Ciao è pronto il 7 gennaio ad aprire una crisi di governo: Giuseppe Conte non sembrerebbe cedere e si potrebbe arrivare a un voto in Aula tra le voci sui responsabili e quelle su un possibile ribaltone del centrodestra, con l’ipotesi delle elezioni anticipate sempre in auge.

Scontro Conte-Renzi, il governo può finire il 7 gennaio: elezioni o nuova maggioranza?

Il Conte bis sembrerebbe ormai aver imboccato un binario morto. Né il premier né Matteo Renzi, i due grandi duellanti degli ultimi giorni, sembrerebbero essere pronti a cedere e questa volta il sentore è che lo scontro arriverà in Aula.

Ci sarebbe già una data che tra i corridoi di Palazzo è già stata segnata con il circoletto rosso: il 7 gennaio, giorno in cui Renzi avrebbe indicato la scadenza del suo ultimatum in merito alle richieste di Italia Viva contenute nel piano alternativo per il Recovery Fund denominato Ciao.

Basta ultimatum, senza la fiducia di un partito andrò in Parlamento” è stato l’avvertimento di Giuseppe Conte pronunciato durante la conferenza stampa di fine anno, con il Presidente del Consiglio disposto a concedere alcune richieste ai renziani, ma non ad abiurare in toto il suo Recovery Plan.

Sullo sfondo di questo braccio di ferro tra Conte e Renzi ci sono le manovre di Lega e Forza Italia, che a differenza di Fratelli d’Italia sarebbero favorevoli a un governo del centrodestra con pezzi dell’attuale maggioranza, oltre a quelle dei diversi pontieri che da giorni sarebbero all’opera per trovare una pattuglia di “responsabili” capaci di sostituire i senatori di Italia Viva pronti a far cadere il governo.

Crisi Conte-Renzi: elezioni o nuovo governo?

Da qui al 7 gennaio appare improbabile che possa essere ricucito lo strappo tra Giuseppe Conte e Matteo Renzi. Il Presidente del Consiglio non potrebbe mai accettare di cedere su tutta la linea alle richieste di Italia Viva, mentre Matteo Renzi questa volta si è spinto troppo oltre per potersi rimangiare il tutto.

Passata la Befana la crisi di governo potrebbe materializzarsi, con la resa dei conti che avverrà nel caso in Senato così come avvenuto a fine agosto del 2019 quando Matteo Salvini staccò la spina all’esperienza gialloverde, condannando la Lega però all’opposizione.

Cosa potrebbe succedere a Palazzo Madama in caso di un voto è al momento una autentica sciarada. Se Italia Viva dovesse votare compatta contro e senza un materializzarsi dei responsabili, Conte non potrebbe far altro che salire subito dopo al Colle e rassegnare le proprie dimissioni.

A quel punto il Presidente Sergio Mattarella potrebbe cercare di capire se c’è una nuova maggioranza pronta: Lega e Forza Italia vorrebbero un ribaltone, ma per avere i numeri avrebbero bisogno dell’appoggio di Italia Viva e di alcuni fuoriusciti dal Movimento 5 Stelle.

Senza una maggioranza alternativa, Mattarella però non potrebbe fare altro che sciogliere le Camere e indire delle elezioni anticipate dove, con l’attuale Rosatellum, il centrodestra vincerebbe a mani basse a meno di un patto PD-M5S con Conte candidato da opporre a Salvini, mentre Italia Viva alle urne rischierebbe di non superare la soglia di sbarramento del 3%.

Lo “stallo alla messicana”

Non sarebbe facile però aprire i seggi nei prossimi mesi in Italia a causa dell’emergenza sanitaria in corso: il Cts si è appena espresso per il rinvio delle regionali in Calabria in programma il 14 febbraio, mentre sono a rischio slittamento anche le amministrative di fine maggio.

Per salvare la legislatura, mantenere la gestione dei 209 miliardi del Recovery Fund ed evitare l’elezione nel 2022 di un Presidente della Repubblica a trazione sovranista, dal voto in Aula potrebbe nascere un Conte-ter grazie agli immancabili “responsabili”.

La sostituzione dei renziani più riottosi con una pattuglia di centristi che già si starebbe palesando, potrebbe rendere comunque l’eventuale nuovo governo zoppo in quanto senza maggioranza in diverse commissioni.

Come si può vedere la situazione sembrerebbe essere quella che nel gergo cinematografico viene chiamata “stallo alla messicana”: tutti i protagonisti sono fermi e si guardano con la mano pronta a sfoderare la pistola, resta solo da capire chi è che farà la prima mossa.

Iscriviti a Money.it