Coronavirus: il 10 settembre sapremo la verità su quello che è successo in Italia?

Alessandro Cipolla

7 Agosto 2020 - 10:30

I 5 verbali del CTS messi online ci dicono poco sulle scelte del governo durante le settimane chiave dell’emergenza coronavirus: il prossimo 10 settembre però il Consiglio di Stato dovrà decidere sulla pubblicazione anche dei documenti mancanti e, forse, sapremo di più su cosa è successo in Italia.

Coronavirus: il 10 settembre sapremo la verità su quello che è successo in Italia?

Cosa è successo veramente in Italia durante le settimane chiave dell’emergenza coronavirus? Questa è la domanda, al momento senza risposta, che almeno una volta ogni cittadino si deve essere posto durante gli ultimi mesi.

I cinque verbali messi online dalla Fondazione Einaudi, inviati come da richiesta da Palazzo Chigi dopo un lungo braccio di ferro, ci dicono ben poco in merito agli aspetti più controversi di questa crisi sanitaria.

L’unica notizia degna di nota che è uscita fuori dai verbali desecretati è quella del lockdown totale in tutta Italia, scelta fatta dal governo il 9 marzo in maniera autonoma visto che il CTS due giorni prima aveva consigliato di chiudere solo la Lombardia e le altre province più colpite.

Il prossimo 10 settembre però potrebbe cambiare tutto, visto che sarà il giorno in cui il Consiglio di Stato si dovrà pronunciare sul rendere di pubblico dominio, o meno, tutti gli altri verbali del Comitato Tecnico Scientifico al momento ancora secretati.

Coronavirus: cosa succede il 10 settembre

Da tempo la Fondazione Einaudi ha chiesto al governo di poter visionare e rendere pubblici tutti gli atti relativi all’emergenza coronavirus in Italia. Di fronte al rifiuto da parte del governo, si è passati a una sorta di battaglia legale.

Il Tar del Lazio ha quindi dato ragione alla Fondazione, ma il governo ha fatto ricorso e così la parola definitiva spetterà al Consiglio di Stato, che il prossimo 10 settembre si dovrà esprimere sul rendere pubblici o meno tutti i documenti al momento ancora secretati.

Per l’Avvocatura di Stato la desecretazione sarebbe un rischio, visto che l’emergenza nel nostro Paese non è ancora finita e “diffondere i verbali produrrebbe un danno concreto all’ordine pubblico e alla sicurezza”.

Sono di parere differente invece la Fondazione Einaudi e l’opposizione, che in nome della trasparenza vogliono sapere cosa c’è scritto in quei verbali con una richiesta analoga che è stata fatta anche dal Copasir.

I verbali mancanti: cosa ancora non sappiamo?

Con una sorta di gesto di pace, Palazzo Chigi tramite PEC ha inviato cinque verbali del Comitato Tecnico Scientifico alla Fondazione Einaudi che poi ha provveduto a metterli online sul proprio sito.

Come detto niente di particolarmente importante è emerso dalle carte se non la questione del lockdown totale in Italia, che fu una scelta del governo tanto che nel DPCM del 9 marzo non si fa cenno al parere degli esperti.

Bisogna ricordare che il CTS è stato messo in piedi il 5 febbraio, alcuni giorni dopo che il 31 gennaio era stato dichiarato lo stato di emergenza a causa del pericolo sanitario derivante dal coronavirus.

Resta ancora di conseguenza da capire chi, tra il 22 e il 27 gennaio, ha deciso di inviare una circolare del Ministero della Salute molto controversa.

Se fino a quel momento si raccomandava di testare al Covid tutte le polmoniti anomale registrate, con la circolare si suggeriva invece di testare soltanto le polmoniti di chi tornava dalla Cina o era stato in contatto con chi aveva viaggiato.

Questa circolare probabilmente ha impedito di scoprire casi di coronavirus in Italia prima del 20 febbraio, giorno in cui a Codogno venne fuori il primo caso sospetto di positività al Covid.

Sono ancora secretati i verbali dell’8 e 9 marzo, ovvero quelli più a ridosso del DPCM che ha decretato il lockdown totale, così come mancano all’appello quelli che vanno dal’1 al 7 marzo quando governo e Regione Lombardia discutevano se fare o meno una zona rossa anche in Val Seriana.

Ormai appare chiaro che se a anche nel bergamasco fosse stata fatta una zona rossa subito così come avvenuto nel lodigiano, probabilmente in quel territorio avremmo avuto un numero molto inferiore di morti.

A riguardo, è comunque in corso un’inchiesta della magistratura per accertare di chi sono state le responsabilità, con governo e Regione Lombardia che finora si sono scaricati le colpe a vicenda.

Se il Consiglio di Stato il prossimo 10 settembre deciderà di rendere pubblici tutti gli atti al momento ancora secretati da Palazzo Chigi, potremo capire meglio cosa è veramente accaduto in Italia durante i momenti chiave di questa crisi sanitaria che, probabilmente, avrà pesanti ripercussioni sul tessuto economico e sociale per ancora molti anni a venire.

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