Grazie alle misure restrittive in Italia si sono evitati 200mila ricoveri per coronavirus, lo rivela uno studio pubblicato sulla rivista scientifica PNAS.
Le misure restrittive attuate in Italia per il coronavirus hanno permesso agli ospedali di evitare circa 200mila ricoveri, scongiurando una situazione critica. È il risultato di uno studio pubblicato oggi sulla rivista scientifica PNAS e condotto da un gruppo di scienziati italiani.
Dalle conclusioni dello stesso si evince come le restrizioni imposte dal governo, che dovrebbero essere prorogate fino a maggio, siano indispensabili per contenere la diffusione dell’epidemia.
Coronavirus, con il lockdown evitati 200mila ricoveri in Italia
Il 9 marzo scorso il governo attraverso un DPCM imponeva misure restrittive a tutta Italia per rallentare l’avanzata del coronavirus. Quelle stesse misure si sono rivelate fondamentali a un mese dalla loro attuazione secondo una ricerca condotta da un team di scienziati italiani provenienti da diversi istituti come il Politecnico di Milano e l’Università Ca’ Foscari Venezia.
Lo studio pubblicato sulla rivista scientifica parla infatti di 200mila ricoveri in meno grazie al lockdown. Queste le parole di Marino Gatto, professore di Ecologia del Politecnico di Milano e primo autore dello studio:
“Possiamo concludere che le misure molto restrittive imposte a partire dal 10 marzo, il cui effetto abbiamo potuto osservare solo parzialmente nel periodo analizzato che si concludeva il 25 marzo, sono responsabili del calo nei contagi che osserviamo in questi giorni”.
La riflessione sull’effetto delle restrizioni ha fornito dati inconfutabili, indicando una riduzione della capacità di contagio del 45%. La discesa potrebbe continuare anche nelle prossime settimane a patto che le misure vengano mantenute, come confermato da Enrico Bertuzzo, professore di Idrologia all’Univeristà Ca’ Foscari e coautore della ricerca in questione. I dati che verranno raccolti in questi giorni inoltre saranno fondamentali per capire gli esiti futuri dell’epidemia.
Il viaggio dell’epidemia attraverso le infrastrutture di trasporto
Per mezzo dell’analisi della geografia dei contagi il gruppo di studiosi è riuscito a tracciare un vero e proprio tragitto dell’epidemia grazie al quale si è potuto stabilire come la stessa si sia “mossa velocemente seguendo i percorsi delle principali infrastrutture di trasporto del Paese”. Il modello prodotto potrà essere utilizzato per comprendere anche l’andamento della COVID-19 nelle prossime settimane.
Ecco cosa si legge a proposito:
“È il primo modello di contagio per l’Italia che tiene conto sia dell’evoluzione temporale dell’infezione nelle popolazioni locali sia della loro distribuzione geografica, integrando gli spostamenti degli individui per raggiungere il luogo di lavoro, con una risoluzione a livello provinciale”
© RIPRODUZIONE RISERVATA