Il monitoraggio indipendente della Fondazione Gimbe spiega che in Italia calano i casi di Covid-19, i decessi e la pressione sugli ospedali. Finalmente si comincia a vedere la luce in fondo al tunnel?
Calano i casi (-19%), scendono i decessi (-15,4%) e si allenta la pressione sugli ospedali perché crollano sia i ricoverati con sintomi (-49%) che le terapie intensive (-45,1%). Il monitoraggio indipendente della Fondazione Gimbe certifica oggi che la pandemia di coronavirus Sars-CoV-2 è veramente in fase calante.
E prima del report dell’Istituto Superiore di Sanità disegna uno scenario ottimistico sull’evoluzione dei prossimi mesi. Anche se avverte che il merito dei cali è delle zone arancioni e rosse di aprile.
Coronavirus: il report che racconta (finalmente) una pandemia in discesa
Il report spiega che i nuovi casi scendono a 63.409 da 78.309, i decessi a 1.544 da 1.826. In calo anche gli attualmente positivi (363.859 da 413.889), le persone in isolamento domiciliare (346.866 rispetto a 393.290), i ricoveri con sintomi (14.937 contro 18.176) e le terapie intensive (2.056 da
2.423). «L’ulteriore calo dei nuovi casi settimanali - commenta Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione - riflette gli ultimi effetti di 6 settimane di un’Italia tutta rosso-arancione».
I trend sono, infatti, in riduzione in tutte le regioni. Continua, tuttavia, a salire leggermente l’Rt medio calcolato dall’Istituto superiore di sanità sui casi sintomatici a 14 giorni, che rispetto al valore di
0.85 della scorsa settimana ha raggiunto lo 0.89. «Si allenta ulteriormente anche la pressione sugli ospedali - sottolinea Renata Gili, responsabile Ricerca sui servizi sanitari della Fondazione Gimbe - sia per la minore circolazione del virus che per i primi effetti della elevata copertura vaccinale negli over 80».
Attualmente solo la Calabria supera la soglia di allerta del 40% nei posti letto mentre la soglia di saturazione del 30% risulta superata, seppur di poco, esclusivamente in Lombardia e in Toscana (32%). Oggi la media degli ingressi nelle terapie intensive è di 110 al giorno: era 270 a metà marzo.
Ma per Gimbe il sistema dei colori non va superato
Ma per la Fondazione Gimbe c’è una questione nel dibattito di questi giorni che non va sottovalutata. Ovvero quella del sistema dei colori delle regioni. Mentre per Cartabellotta è opportuno pensare a nuovi criteri per decidere le zone gialle, arancioni e rosse (il riferimento è alla «riforma» dell’indice di contagio Rt che pare essere ormai al punto d’arrivo), una revisione integrale del sistema rischia di «avvitarsi in sterili tecnicismi».
Per Gimbe, «la verosimile ripresa della circolazione del virus in un’Italia quasi tutta gialla richiede una revisione dell’algoritmo delle Regioni a colori, come già proposto dalle Regioni». E questo perché con il progredire delle vaccinazioni di anziani e fragili «entriamo in una fase dell’epidemia dove a fronte di un’elevata circolazione del virus ci si attende un impatto sempre minore sugli ospedali». Tuttavia, secondo Cartabellotta, una revisione integrale del sistema rischia di divenire terreno di scontro Governo-Regioni, che, ritardando la modifica normativa, potrebbero nel frattempo mandare in arancione alcuni territori.
Per questi motivi la Fondazione Gimbe «suggerisce piuttosto di mantenere lo stesso impianto, ormai ben rodato, procedendo immediatamente ad un suo rapido restyling: ripristinare le soglie dell’indice Rt fissate dal DPCM 3 novembre 2020, ridurre complessivamente il peso dello stesso indice per assegnare il colore alle Regioni e, soprattutto, integrare indicatori relativi alle coperture vaccinali». Basterà?
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