Cosa è successo a Bucha e possibili conseguenze

Chiara Esposito

03/04/2022

Il massacro consumatosi in città resterà nella storia e gli ucraini richiedono contromisure per i crimini di guerra. Questo è ciò che potrebbe accadere.

Cosa è successo a Bucha e possibili conseguenze

Si indaga per crimini di guerra, i più atroci mai documentati dall’inizio dell’invasione a oggi. La ritirata russa da Bucha, cittadina situata a nord-ovest di Kiev, potrebbe essere uno spartiacque del conflitto in Ucraina. I miliziani di Putin che scappano dal centro di questa città ad appena 30km della capitale lasciano alle loro spalle scene inaudite di morte e distruzione che potrebbero dare presto degli esiti di peso negli equilibri di quest’invasione.

Le immagini del massacro dei civili inermi nelle strade locali e il ritrovamento di una fossa comune in cui erano state sepolte ben 57 persone scuotono gli animi tanto da mobilitare ulteriormente i vertici UE. Si parla di nuove sanzioni e processi internazionali.

Davanti alle esecuzioni arbitrarie che la stampa in loco sta rendendo note, l’Unione è chiamata a coordinare un’azione ancor più incisiva di quella intrapresa fino a oggi ai danni della Russia. Le prime dichiarazioni d’intenti dei nomi di spicco dell’Europa e le richieste disperate del governo ucraino sono diverse, proviamo a ricostruire il quadro di quanto accaduto e gli scenari futuri di questa tragedia scioccante.

Cosa sappiamo sul massacro di Bucha

Dalle immagini giunte fino a ora sulla realtà delle strade di questa città, possiamo ricostruire due eventi importanti:

  • le esecuzioni a freddo, su un’unica strada, la Yabluska, di almeno 20 civili completamente disarmati;
  • l’esistenza di una fossa comune che conta 57 corpi.

Si iniziano a raccogliere le prime testimonianze anche di tentativi, da parte delle truppe di Putin, di avanzare usando come scudi umani dei bambini, irruzioni nelle case dei cittadini e altre fucilazioni nella zona. In quest’ultimo caso i corpi delle vittime sono stati trovati con le mani legate dietro la schiena, talvolta anche con uno straccio bianco tra le dita, il segnale che di solito si usa per dichiarare ai soldati la propria volontà di arrendersi.

I video che giungono a noi sono espliciti e cruenti ma ben raccontano la realtà quotidiana di un Paese sotto assedio.

La risposta dei russi è sempre la stessa

La Russia nega però ogni responsabilità per il massacro di Bucha e anzi, secondo il ministero della Difesa russo citato dalla Tass (l’agenzia di stampa ufficiale russa), le foto e i video diffusi sarebbero solo «un’altra provocazione» da parte di Kiev in quanto tutte le unità della Russia avrebbero lasciato la località mercoledì scorso:

«Durante il periodo in cui questa località è stata sotto il controllo delle forze armate russe, nessun abitante ha subìto azioni violente. Tutti gli abitanti locali hanno avuto l’opportunità di lasciare liberamente l’insediamento in direzione nord».

A queste affermazioni aggiunge poi che Bucha sarebbe stata bombardata 24 ore su 24 dalle forze ucraine con armi pesanti nei giorni in cui si trovava sotto il controllo russo.

In verità però la tesi della contro propaganda non è plausibile. Le testimonianze del fatto che stiamo raccontando non sono solo provenienti da fonti ucraine. Sono stati lanciati appelli anche da organizzazioni umanitarie indipendenti tra cui Human Rights Watch e abbiamo documentazioni fotografiche di vari giornalisti dell’Associated press, una delle agenzie di stampa più autorevoli al mondo. A questi contributi si uniscono poi quelli del Guardian, del Wall Street Journal e della BBC. Gli occhi internazionali non mancano, manca piuttosto la sincerità del governo di Mosca.

Cosa accadrà adesso: le conseguenze del massacro

L’UE e il resto del mondo sono chiamati ad agire per condannare questi crimini di guerra.

Alla luce di queste atrocità, come prime richieste ufficiali del governo di Volodymyr Zelens’kyj, arriva questo post di Dmytro Kuleba, Ministro degli affari esteri d’Ucraina.

Il consigliere presidenziale ucraino Oleksiy Arestovych descrive poi un «quadro post-apocalittico» della vita sotto l’occupazione russa denunciando come questi non sarebbero i primi crimini contro l’umanità commessi dalle truppe russe. I fatti di Irpin e Hostomel sono da tenere a mente.

In risposta a queste parole arrivano quelle del presidente del Consiglio dell’Unione europea, Charles Michel che anticipa l’arrivo di altre sanzioni contro la Russia e aiuti per l’Ucraina. Michel rende anche noto come l’Unione Europea assisterà l’Ucraina e le organizzazioni non governative a raccogliere le prove necessarie per aprire procedimenti giudiziari nei tribunali internazionali.

Interviene poi anche l’Alto rappresentante Ue Josep Borrell che, in un tweet, si dice sconvolto dalle notizie delle atrocità commesse dalle forze russe e rimarca l’intenzione dell’Unione di supportare gli ucraini nei futuri processi all’Aja.

Nessuna ufficialità invece riguardo un possibile embargo a gas e petrolio russo anche se, come sottolinea il sindaco di Kiev, «neanche un euro dovrebbe andare alla Russia, sono soldi insanguinati usati per massacrare persone».

Le parole di Joe Biden “Putin è un macellaio” risuonano ora piuttosto pesantemente ed è sempre più difficile mantenere una qualsiasi forma di neutralità davanti a simili vicende.

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