Nessuno poteva immaginare che la Germania potesse essere travolta dal Covid dopo aver retto bene nelle prime tre ondate. Ecco come si è sgretolato il modello di Berlino.
Un tasso di vaccinazione anti Covid non all’altezza della situazione, l’eccessiva sottovalutazione del ruolo giocato dai vaccinati, un rilassamento generale immaginando che il peggio fosse passato. E ancora: l’”ondata invisibile” provocata dalla riapertura delle scuole, dove moltissimi studenti non sono coperti dal vaccino, e lo spinoso nodo politico, con i partiti che non sempre hanno dimostrato di marciare a senso unico.
È questa la tempesta perfetta che ha demolito la perfetta macchina organizzativa della Germania, trasformando Berlino nella nuova “malata d’Europa”. Eppure, appena un anno fa, durante le prime ondate e quando ancora non c’erano vaccini, il governo tedesco poteva vantare bollettini epidemiologici nettamente migliori degli altri Paesi europei, con un numero di contagiati limitato e pochi decessi.
Poi sono arrivati i vaccini, e da quel momento in poi la strada verso il ritorno alla normalità avrebbe dovuto essere in discesa. Con l’arrivo dell’estate e la diminuzione di casi, il modello tedesco ha però smesso di funzionare. Il calo delle vaccinazioni e l’eccessivo lassismo delle autorità hanno offerto terreno fertile alla quarta ondata di Covid. All’inizio di novembre i dati del Robert Koch Institute raccontavano fotografavano l’aumento dell’incidenza del virus e una pericolosa pressione sugli ospedali. In tutto questo, i tre partiti in trattativa per formare il governo di coalizione (Spd, Verdi e Fdp) decidevano di non estendere lo stato di emergenza e attuare misure preventive, tra cui la regola del 3G a lavoro.
Risultato: la Germania ha perso tempo prezioso, evitando di stoppare sul nascere la quarta ondata. Adesso l’intero Paese “è un unico grande focolaio”, come hanno spiegato gli esperti, e Berlino è pronta a inasprire i provvedimenti.
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