Dopo lo scoppio della pandemia è stato registrato un aumento degli infarti. C’è un legame con il Covid? Scopriamolo.
Il Covid preoccupa molto meno in questi ultimi mesi. Le terapie intensive non sono più sotto stress come i primi tempi e le ospedalizzazioni sembrano procedere a ritmi più distesi. Tuttavia, è ancora troppo presto per rilassarsi.
Sembra che i contagi da Covid abbiano portato a un aumento generale delle infiammazioni, e se per alcuni può sembrare una cosa da poco, è meglio aggiornarsi sul fatto che, invece, tale problematica va a colpire direttamente il cuore.
Negli ultimi mesi si registra un aumento degli infarti, e purtroppo non solo nelle persone più vulnerabili. Carlo Cernetti, 54 anni, direttore delle unità di Cardiologia di Treviso e Castelfranco, rivela che:
“Tra febbraio e marzo i ricoveri per infarto e scompenso cardiaco sono aumentati del 25% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso e le recrudescenza attuale sembra essere davvero molto forte e violenta."
Perché aumentano gli infarti dopo il Covid?
Il Covid continua a girare, e anche se al momento le ospedalizzazioni sembrano procedere con un ritmo meno frenetico e stressante rispetto all’inizio della pandemia, ciò che preoccupa di più è l’aumento degli infarti dopo il Covid, non solo nelle persone più vulnerabili, ma anche nei soggetti giovani.
Lo studio pubblicato su “Nature Medicine” e condotto su più di 150.000 pazienti guariti dal Covid-19 confrontati con oltre 5 milioni di controlli sani ha dimostrato che, dopo il contagio, il rischio di patologie cardiovascolari aumenta significativamente, anche in chi ha meno di 65 anni senza fattori di rischio come obesità o diabete. È stato dimostrato che i pazienti guariti dal Covid hanno il 52% di probabilità in più d’ictus. E il pericolo di scompenso cardiaco aumenta del 72%.
Per spiegare il perché interviene il dottor Cernetti. La prima ipotesi, secondo l’esperto, è che l’epidemia da Covid abbia causato un enorme incremento delle infiammazioni, rendendo il terreno fertile a infarti e ad altri eventi cardiovascolari acuti. Il virus porta a un aumento delle infiammazioni, le placche di colesterolo sottoposte a stress tendono a ulcerarsi e a rompersi e in questo modo può avvenire l’infarto.
In più, spiega Cernetti, dopo l’emergenza Covid la nostra vita ha subito una ri-accellerazione per cui il livello di ormoni nel nostro corpo è aumentato esponenzialmente e in modo veloce; questo ha causato e continua a determinare una condizione perfetta per problemi cardiaci acuti. È bene cercare di prestare la massima attenzione, almeno sotto quest’ultimo punto di vista.
Se qualcuno punta il dito contro i vaccini, anche qui il dottor Cernetti ha una spiegazione. Il vaccino prepara l’organismo a un impatto meno violento con il virus: in più, è bene capire che i danni causati dal Covid non sono legati tanto al virus, quanto a una iper-reazione del sistema immunitario. I vaccini, invece, spiega l’esperto, non innescano questo meccanismo.
Covid e aumento degli infarti: quali soluzioni ci sono?
In Italia, serve subito un cambio di rotta nell’assistenza cardiologica, perché le conseguenze dirette e indirette della pandemia stanno peggiorando la salute cardiovascolare dei cittadini.
Secondo i medici, tale scenario impone non solo di recuperare quanto prima i ritardi accumulati dando alla rete dell’emergenza cardiologica la massima priorità, ma anche d’investire più risorse in ricerca e prevenzione e di rinnovare le infrastrutture negli ospedali.
È importante, inoltre, che vengano eliminate le disparità tra gli standard di assistenza forniti nelle diverse Regioni, soprattutto per quanto riguarda diagnosi o interventi ad alta complessità nel Sud.
Ciro Indolfi, Vicepresidente FOCE (Federazione degli oncologi, cardiologi e ematologi) e Presidente SIC (Società Italiana Cardiologia), spiega:
“Si sta delineando un quadro preoccupante che rischia di annullare le importanti conquiste ottenute in oltre 20 anni. Le malattie del cuore interessano 7,5 milioni di persone in Italia. In 36 anni (1980-2016) la mortalità totale per le malattie cardiovascolari si è più che dimezzata e il contributo delle nuove terapie è stato quello che più ha influito su questa tendenza. Ma la pandemia sta annullando tutti questi progressi. Non è allarmismo ingiustificato, come qualcuno ha addirittura affermato. Le nostre preoccupazioni si basano su dati certi”.
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