Non «linea del rigore» ma "della prudenza: il CTS chiede a Draghi di confermare l’impianto del DPCM del Governo Conte.
“Serve la linea della prudenza”. Si può riassumere in questa frase quanto detto dal Comitato Tecnico Scientifico a proposito della situazione epidemiologica in Italia nel primo incontro con il Governo Draghi. La riunione è iniziata alle 19 di martedì 23 febbraio, e sarà cruciale nella definizione delle regole anti-Covid delle prossime settimane.
Vertice a Palazzo Chigi CTS-Governo
Il vertice di Palazzo Chigi è presieduto dal premier Mario Draghi, e partecipano i ministri Mariastella Gelmini (Affari regionali) e Roberto Speranza (Salute), e in rappresentanza dei partiti i ministri Elena Bonetti, Giancarlo Giorgetti, Stefano Patuanelli e Dario Franceschini. Del Comitato sono presenti invece il presidente del CSS Franco Locatelli, il presidente del CTS Agostino Miozzo e, infine, il presidente dell’ISS Silvio Brusaferro.
“Ascolteremo il presidente. Noi diremo che serve la linea della prudenza. Questo sì”, ha detto Miozzo arrivando a Palazzo Chigi.
Nel corso della riunione, il CTS ha ribadito la necessità di mantenere la massima prudenza, specie in una fase in cui la stabilità dell’ultimo mese ha lasciato il passo a una ripresa dei contagi. Questa è spinta anche dalle varianti del coronavirus, che ormai “dilagano” nella Penisola. La variante inglese, ha messo in guardia il Comitato, a marzo sarà il ceppo prevalente.
Cos’ha detto il CTS al Governo
Quanto alle regole, il CTS ha chiesto al Governo di confermare l’impianto del DPCM che scadrà il 5 marzo. Se Draghi sceglierà di rinnovarlo, quindi, rimarranno ancora chiusi cinema, teatri, musei, palestre e piscine, sale da gioco, sale bingo e corsi pomeridiani per l’infanzia e bar e ristoranti in zona arancione e rossa.
Queste attività potranno riaprire soltanto in zona bianca, quelle con un’incidenza inferiore a 50 casi per 100.000 abitanti. Nessuna Regione l’ha ancora raggiunta, ma Sardegna e Val d’Aosta non smettono di sperare.
Il CTS non ha nemmeno preso in considerazione alcuna revisione dei parametri che disciplinano l’ingresso dei territori nelle varie fasce di rischio.
Salvini a Draghi: no lockdown nazionale
Il Governo al momento è diviso fra chi vuole aprire e chi vuole chiudere. Matteo Salvini, che ha chiesto la riapertura dei ristoranti (supportato da Giorgetti e Patuanelli) ha detto di aver visto il presidente del Consiglio Draghi per un colloquio sulle riaperture.
“Se c’è un problema a Brescia interviene in provincia di Brescia, non fai un lockdown nazionale da Bolzano a Catania”, ha detto Salvini. Il parere dei medici di base lombardi, però, è diverso: secondo loro il provvedimento si dovrebbe applicare a tutta la Regione.
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