La legge contro il cyberbullismo è al Senato per la discussione e l’approvazione. Quali sono le pene previste, i fondi stanziati e quali le criticità della legge contro il cyberbullismo?
La legge contro il cyberbullismo è arrivata al Senato per l’approvazione.
Dopo un’iter legislativo durato più di un anno, la legge per tutelare giovani e meno giovani online è al suo ultimo passaggio.
Ma cosa prevede la legge sul bullismo in rete, meglio conosciuto come cyberbullismo e quali sono le novità sulle pene, sui fondi stanziati e le criticità del testo al Senato?
Misure dure per prevenire i reati online contro la persona: diffusione di foto non autorizzate, video, molestie, insulti e giro di vite sullo stalking perpetuato in rete.
Il disegno di legge contro il cyberbullismo, in considerazione dei fatti di cronaca degli ultimi giorni, sembra essere destinato all’approvazione immediata.
Il recente suicidio della giovane Tiziana Cantone è soltanto l’ultimo degli esempi di sciacallaggio online configurabile come attacco contro la persona.
Probabilmente, la legge contro il cyberbullismo non incontrerà molti ostacoli nel suo passaggio al Senato, anche se più che uno strumento di tutela, la legge per prevenire fenomeni di bullismo online e reati contro la persona, sta facendo discutere perché potrebbe rivelarsi un’arma a doppio taglio e una limitazione alla libertà d’opinione.
La legge si compone di 8 articoli: una definizione del cyberbullismo, le misure per prevenire il fenomeno, i reati previsti e un fondo messo in campo in favore dell’attività di prevenzione e contrasto della Polizia Postale.
Ma quali sono le misure per contrastare il cyberbullismo, quali le pene previste, i fondi stanziati per la prevenzione e quali i rischi per la libertà d’opinione in rete?
Vediamole insieme.
Cyberbullismo: ecco cosa prevede la legge
Il testo della legge contro il cyberbullismo è arrivato al Senato per l’approvazione.
Una legge a tutela degli utenti online è stata ritenuta necessaria proprio per il crescente uso di internet e social network - non sempre in maniera lecita - da parte di giovani e meno giovani: da una ricerca realizzata dall’Ipsos, per conto di Save the Children, il fenomeno del cyberbullismo è ritenuto dai giovani più pericoloso rispetto al problema della tossicodipendenza o delle molestie da parte di un adulto.
Insomma, gli utenti in rete, non solo i giovanissimi, sono consapevoli del fatto che le informazioni su internet sono inarrestabili, così come potrebbero essere i propri dati, immagini, video, se diffusi a scopo denigratorio dal cosiddetto «cyberbullo».
Nel testo approvato alla Camera ed ora trasmesso al Senato per la discussione e l’approvazione, il cyberbullismo è definito come
l’aggressione o la molestia ripetuta, da parte di singoli o più persone, nei confronti di una o più vittime allo scopo di ingenerare in essi timore, ansia o isolamento ed emarginazione.
La maggiore modifica apportata al testo, nel corso dell’esame alla Camera, è l’aver ampliato la platea dei destinatari della norma: non più soltanto i giovanissimi. Il bullismo online può interessare anche i meno giovani, colpevoli - o vittime - di atti lesivi della dignità personale.
Il cyberbullismo può aver luogo sui social network, compresi i servizi di messaggistica istantanea, sulla rete internet o attraverso la rete telefonica, con lo scopo di offendere l’onore e la reputazione della vittima. La legge contro il bullismo in rete si sofferma, però, sul furto d’identità: potrebbe - e ormai sembra cosa certa - essere punito qualsiasi atto di furto d’identità e sostituzione di persona per via telematica con lo scopo di manipolare i dati personali della vittima e diffondere informazioni lesive del suo onore e della sua reputazione.
Cyberbullismo: i fondi stanziati per contrastare il fenomeno
La legge ha previsto un fondo per contrastare il fenomeno del bullismo online: prevede, infatti, misure di sostegno all’attività di contrasto del cyberbullismo per la Polizia Postale. Saranno 220 mila euro annuali stanziati in favore del Fondo per il contrasto della pedopornografia online, per il triennio 2016-2018.
In più, per la tutela dei più giovani, la legge affida al dirigente scolastico il compito di segnalare i casi di bullismo online verso gli alunni della propria scuola: il «questore» della scuola avrà il compito di contattare i genitori del ragazzo vittima di bullismo e di convocare i ragazzi accusati.
Ma non è l’unica misura prevista nelle scuole: al Miur è affidato il compito di predisporre le linee guida per la promozione di programmi a contrasto del fenomeno del cyberbullismo, che saranno proposte nelle scuole nell’ottica di un progetto di rieducazione di ampio corso.
Gli istituti, quindi, dovranno predisporre un programma di educazione alla legalità e al rispetto della privacy, propria e dei compagni.
Cyberbullismo: la rimozione dei contenuti e le pene previste
Non soltanto rieducazione e sensibilizzazione: il disegno di legge all’esame del Senato stabilisce pene severe per chi è accusato di cyberbullismo e di stalking.
La vittima di bullismo in rete potrà richiedere l’oscuramento dei contenuti pubblicati e diffusi in rete direttamente al provider, il quale dovrà procedere con l’attuazione della richiesta entro il limite di 24 ore. Se ciò non dovesse avvenire, la vittima potrà rivolgersi direttamente al Garante per la Privacy, il quale avrà ulteriori 48 pre di tempo a disposizione per la rimozione del materiale offensivo e denigratorio.
Per il provider del servizio online, ovvero il gestore di social network, siti o blogger, anche se indirettamente coinvolto nel fenomeno di bullismo online, sono previste pesanti sanzioni nel caso di mancata rimozione dei contenuti: si parla di multe fino a 180.000 euro.
Pene gravi anche per i reati di stalking: è prevista la reclusione da 1 a 6 anni, con la confisca obbligatoria di cellulari, tablet e pc.
Cyberbullismo: rischi per la libertà d’opinione?
La legge, ormai in via d’approvazione definitiva, prevede quindi un piano corposo e pene pesanti per prevenire i reati di cyberbullismo e stalking.
Alla prima lettura sembrerebbe cosa buona e giusta; ma, quale sarà il destino della satira online? Si pensi alle pagine create sui social network a puro scopo di satira, anche quella più aggressiva: i personaggi interessati potrebbero, ora, chiedere la chiusura delle pagine e la rimozione dei contenuti satirici dal web?
Non mancano, infatti, i nodi critici e i dubbi: il primo, arriva dalla definizione di bullismo online e, nello specifico, la menzione ambigua e poco chiara dell’ansia che questo potrebbe causare nella vittima.
Che cosa si intende con stato d’ansia, per i fenomeni di cyberbullismo? Questa probabilmente la risposta che il Senato dovrebbe fornire, con integrazioni alla presente definizione di cyberbullismo. Sicuramente, la diffusione di materiale denigratorio e privato su internet provoca ansia e preoccupazione nella vittima.
Ma una definizione tanto ampia potrebbe causare più limiti che tutele: nello specifico, ostacoli alla libertà d’opinione e alla satira.
Con le disposizioni della presente legge, se approvata senza modifiche alla lettura in Senato, il rischio è quello di un’involontaria limitazione alla libertà di espressione.
Cosa che, oltretutto, sarebbe in contrasto con la Convenzione Europea dei diritti umani quando si parla di diritto alla libertà d’opinione; ovviamente, non va confuso il diritto con il suo abuso.
Quello che si auspica è che, oltre ad un’ulteriore chiarezza su cosa sia il cyberbullismo secondo la legge, con l’approvazione si riesca a sensibilizzare giovani e meno giovani, più che intimorire con la minaccia delle sanzioni.
Soprattutto, che i recenti fatti di cronaca diano spazio alla riflessione, più personale che legislativa, sull’autotutela della privacy online.
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