DPCM Natale, nel governo vince la linea dura ma dei 5 Stelle nessuna traccia

Alessandro Cipolla

03/12/2020

Tensioni e litigi all’interno della maggioranza, ma alla fine nel governo vince la linea dura nella stesura del DPCM Natale: fa rumore però il sostanziale silenzio del Movimento 5 Stelle nel decidere come saranno regolamentate le festività degli italiani.

DPCM Natale, nel governo vince la linea dura ma dei 5 Stelle nessuna traccia

Dopo settimane di trattative, tavoli più o meni ristretti e immancabili litigi, Giuseppe Conte si appresta a firmare il tanto atteso DPCM Natale che andrà a regolare come gli italiani passeranno il periodo delle festività dal 20 dicembre al 6 gennaio.

Le cronache parlano di un confronto duro all’interno della maggioranza, con alla fine l’ala rigorista che ha avuto la meglio su chi invece chiedeva maggiori aperture per ridare fiato soprattutto al settore della ristorazione.

Come però fatto intendere dal ministro Roberto Speranza nel suo intervento al Senato dove ha illustrato il piano nazionale per il vaccino anti-Covid, l’Italia in questo momento non si può permettere di abbassare la guardia nel periodo delle feste per non rischiare una terza ondata nei primi mesi del 2021.

In questo confronto, c’è da annoverare però l’impalpabilità del Movimento 5 Stelle, primo partito del governo che è rimasto sostanzialmente silente nel braccio di ferro sul DPCM Natale, dove invece PD e Italia Viva hanno battagliato a lungo.

DPCM Natale: il silenzio dei 5 Stelle

Le cronache dei giornali di questi giorni ci parlano di due fronti in lotta nella stesura del DPCM Natale. Da un lato i rigoristi usciti vincitori, capeggiati dai ministri Speranza, Boccia e Franceschini, mentre dall’altra i più disposti ad aperture come Italia Viva e una parte del PD.

E il Movimento 5 Stelle? Il capodelegazione Alfonso Bonafede viene annoverato tra chi ha sposato la linea del rigore, ma dall’ex capo politico Luigi Di Maio in questi giorni è arrivato soltanto l’auspicio di una ripresa della didattica in presenza, dando così manforte alle richieste del ministro Lucia Azzolina.

Troppo poco per quello che è il primo partito del governo e dell’intero Parlamento, soprattutto considerando l’importanza del provvedimento e la nuova crisi sanitaria legata al Covid che sta colpendo il Paese.

Insomma da chi alle ultime elezioni ha preso il 33% dei voti ci si aspettava che fosse capace di dettare la linea politica del governo, invece nei vari tavoli di maggioranza i protagonisti sono stati ben altri.

Al tempo stesso il Movimento 5 Stelle sembrerebbe ribollire ma per un motivo ben differente: il MES. La notizia infatti è la lettera di 69 parlamentari pentastellati indirizzata al reggente Vito Crimi e ai ministri Luigi Di Maio e Riccardo Fraccaro.

Questi 17 senatori e 52 deputati hanno voluto ribadire la loro contrarietà all’approvazione della riforma, che senza i voti dei 5 Stelle non sarà ratificata dal Parlamento il prossimo 9 dicembre.

Mentre il MES sta mettendo in subbuglio il Movimento, si voterà l’ok alla riforma e non l’attivazione da parte dell’Italia, sul fronte Covid i 5 Stelle appaiono essere molto più defilati: visto che la battaglia contro il Covid sarà ancora lunga, sarebbe auspicabile che il primo partito della maggioranza facesse sentire maggiormente la propria voce sull’argomento, invece di azzuffarsi per beghe interne che poco si addicono a chi voleva “aprire il Parlamento come una scatoletta di tonno”.

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