I colossi del web e della produzione di apparecchiature tecnologiche sono pronti a spostare parte della produzione per via dei dazi contro la Cina da parte di Trump.
I dazi imposti da Trump alla Cina stanno avendo un effetto domino: se da un lato i mercati statunitensi soffrono questa presa di posizione economica, dall’altro lato in Cina i colossi del web, e non solo, stanno pensando di spostare parte della loro produzione in nuove aree limitrofe a Pechino. Il motivo è chiaro: aggirare i dazi doganali imposti da Trump sull’asse Washington-Pechino ed esportare i propri prodotti da altri mercati come quello del Vietnam, dell’India e dei paesi vicini.
E’ in corso una vera e propria fuga dalla Cina? La situazione è in divenire ma non sembra presagire niente di positivo. Nuovi dazi sono in arrivo da settembre su materiali differenti importati dalla Cina e per questo motivo la «fuga da Pechino» potrebbe essere massiccia nei prossimi mesi.
Guerra dei dazi: Apple e Nintendo cambiano zone di produzione
Secondo studi realizzati da Qima la percentuale di attività e business che sono orientate verso uscite dalla Cina è cresciuta notevolmente. La direzione è il Sudest asiatico: Vietnam, Indonesia, Cambogia, ma anche India hanno ricevuto un incremento di domande di ispezioni (tra il 15% ed il 25%). Il motivo risiede nel fatto che l’export del Made in Cina verso i paesi europei e gli Stati Uniti è sempre stato notevole. La prospettiva di perdite economiche ingenti, per via dei dazi imposti dalla presidenza Trump, sta portando le aziende ad esplorare nuovi mercati in cui produrre e quindi esportare verso l’America del Nord.
I dati della US Chamber of Commerce hanno sottolineato come circa il 41% delle aziende (su un campione di 250 circa) sta progettando dei traslochi. Di che marchi parliamo? Partiamo da Apple per arrivare fino a Nintendo, Amazon, Samsung ed altri colossi del web.
La direzione come detto è varia: si cercano nazioni in cui ci sia un costo di produzione basso e l’area individuata è quella del Sudest asiatico. Ma non solo, anche paesi come il Messico, uno dei partner commerciali in crescita per quanto riguarda gli Stati Uniti, stanno ottenendo consensi e potrebbero avere presto sedi di grandi società internazionali che esportano in America. Ci sono anche dei piani di «trasloco» di multinazionali dal territorio cinese a quello statunitense stesso? Per ora soltanto il 6% delle aziende, che ha contattato la Camera di Commercio americana, avrebbe una idea in questo senso.
Si tratta di veri e propri spostamenti di massa delle aziende o di riassetti organizzativi e produttivi? Parliamo della seconda opzione secondo gli analisti: le società di grandi dimensioni non abbandoneranno totalmente Pechino vista la presenza di impianti cinesi che sarà difficile, se non impossibile, sostituire in altri paesi.
I primi a muoversi in tal senso sono stati Apple e Nintendo. Entrambe le multinazionali hanno pianificato una riconfigurazione dell’attività di produzione spostandola al di fuori dei confini della Cina: per Apple si parla di un trasloco dell’attività produttiva in percentuali dal 15% al 30%, nella zona dell’India dove saranno prodotti anche i più recenti modelli degli iPhone. Lo stesso vale per Nintendo che potrebbe presto muoversi nella stessa direzione. Chi, oltre ad Apple e Nintendo, sta pensando di spostarsi da Pechino?
Washington-Pechino: anche Samsung e Microsoft costrette a «muoversi»?
Oltre alle società citate sopra tantissime sono le multinazionali che stanno seguendo la stessa direzione. Dell, una società di prima fascia nella produzione dei Pc, sta esplorando il mercato di Taiwan, Vietnam e delle Filippine per trovare la zona perfetta in cui spostare parte della produzione. Lo stesso sta facendo anche una diretta concorrente, ovvero l’HP: si parla di un un terzo della produzione che potrebbe essere spostata in questa direzione. Amazon e Google, come Microsoft sono direzionate verso Taiwan, Samsung potrebbe spostarsi in Vietnam, mentre Quanta, Foxconn ed Invetec hanno già effettuato spostamenti verso Taiwan ed il Messico ma anche in Europa, esattamente in Repubblica Ceca. GoPro infine è direzionata verso il Messico per la produzione delle sue fotocamere e videocamere.
Non solo società tecnologiche coinvolte nella fuga dalla Cina
Oltre ai colossi del web come Amazon, Google, ed alle società di produzione di dispositivi tecnologici come Apple e Samsung, anche altre aziende di settori differenti stanno pensando di muoversi. Per gli analisti ci sarebbe un aumento dei costi di produzione in Cina tanto da portare a fughe importanti.
Si parla di marchi di abbigliamento come Gap, che sposterà la produzione e la cucitura degli indumenti in Indonesia e in Bangladesh oltre che in Vietnam; Steve Madden è direzionato verso la Cambogia; Kumatsu invece, marchio giapponese, ha scelto la Thailandia per i macchinari del settore minerario. In Messico invece sono direzionate alcune aziende nipponiche come appunto Komatsu e Panasonic. La Lenovo, leader nella produzione di tecnologie e personal computer, si muoverà da Hong Kong verso altri lidi in tempi brevi per evitare che i dazi di Trump possano gravare sull’esportazione verso gli Stati Uniti.
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