Ddl intimidazioni: approvato al Senato, in prima lettura, il disegno di legge di contrasto al fenomeno delle intimidazioni ai danni degli amministratori locali. Il testo passa all’esame della Camera.
Ddl intimidazioni: via libera dal Senato.
Il disegno di legge di contrasto alle intimidazioni nei confronti degli amministratori locali è stato approvato in prima lettura al Senato.
Il testo del Ddl intimidazioni inserisce nuove previsioni all’interno del Codice Penale, con l’obiettivo di “realizzare la più adeguata prevenzione e il più efficace contrasto delle intimidazioni così da assicurare il migliore e libero esercizio delle funzioni attribuite agli enti e agli amministratori locali”, che molto spesso sono oggetto di intimidazioni, aggressioni o minacce, che si possono realizzare nei modi più diversi.
Ddl intimidazioni: le novità in 3 punti
Con 180 voti a favore, 43 astenuti e nessun contrario, il Ddl intimidazioni passa ora all’esame della Camera. Vediamo le principali novità in 3 punti.
- intimidazioni a danno dei «singoli componenti». Il provvedimento specifica innanzitutto che il reato di “violenza o minaccia ad un corpo politico, amministrativo o giudiziario«previsto dall’articolo 338 del Codice Penale riguarda anche i singoli componenti dello stesso. La pena prevista è la reclusione da 1 a 7 anni, stabilita anche nei confronti di chi commette violenza o minaccia, con l’obiettivo di»ottenere, ostacolare o impedire il rilascio o l’adozione di un qualsiasi provvedimento, anche legislativo, ovvero a causa dell’avvenuto rilascio o adozione dello stesso";
- arresto obbligatorio in flagranza. Il disegno di legge modifica anche l’articolo 380 del Codice di Procedura Penale: l’arresto obbligatorio in flagranza di reato, viene esteso anche nei confronti di chi sarà colto in flagranza di “delitto di violenza o minaccia ai singoli componenti di un corpo politico, amministrativo o giudiziario”;
- diffamazione a mezzo stampa. Dal provvedimento è stato eliminato l’originario riferimento alla diffamazione (articolo 595 del codice penale), viste le forti polemiche diffuse nei giorni scorsi sul rischio per i giornalisti di ricevere condanne fino a 9 anni di carcere se accusati di aver diffamato un amministratore pubblico, un politico o un magistrato.
A Palazzo Madama il relatore PD Giuseppe Cucca ha spiegato che la scelta di stralciare la norma sulla diffamazione è legata alle ricostruzioni strumentali e fuorvianti, risultato forse di una lettura frettolosa del testo. Cucca ha precisato inoltre che in Commissione Giustizia al Senato è all’esame un testo che rivede l’intero istituto della diffamazione.
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