Per raggiungere la neutralità climatica l’UE vieterà la vendita e l’affitto per le case che consumano troppo. Ecco da quando e perché.
L’emergenza climatica avanza e l’UE cerca di premere l’acceleratore per tagliare le emissioni. L’obiettivo è di ridurre del 55% le emissioni di CO2 entro il 2030 e di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. Per farlo l’Unione Europea ha diverse riforme e progetti in cantiere, tra questi la riqualificazione energetica degli edifici.
I nuovi standard saranno proposti, entro la prossima settimana, dalla Commissione UE nella revisione della direttiva sul Rendimento energetico dell’edilizia (Energy performance building directive: Epbd) che interesserà sia gli edifici pubblici che quelli privati. La nuova certificazione sarà più stringente e obbligatoria per gli edifici da costruire, da ristrutturare, in caso di vendita o di rinnovo dell’affitto.
No a vendita e affitto per case che consumano troppo: da quando
Il piano per la riqualificazione energetica degli edifici avrà dei nuovi standard, che saranno proposti il 14 dicembre dalla Commissione UE. La nuova certificazione sarà sempre più stringente e obbligatoria per gli edifici da costruire o da ristrutturare, in caso di vendita o di rinnovo dell’affitto. Nel caso in cui le case non dovessero rispettare i nuovi standard ne sarà vietata la compravendita e l’affitto.
Attualmente il testo è ancora una bozza, dovrà prima essere esaminata da altre due riunioni: giovedì 9 dicembre dalla con l’incontro e la discussione tra i gabinetti, e lunedì 13 dicembre dall’incontro dei capi di gabinetto. Solo allora sarà presentata sul tavolo del Collegio dei commissari il 14 dicembre per la sua adozione. Quindi potrebbero esserci nuovi e possibili cambiamenti.
No a vendita e affitto per case che consumano troppo: nuovi standard
Finché non saranno approvati i nuovi standard, il 14 dicembre, è possibile solo fare affidamento alla bozza, conoscendo quali sono attualmente le intenzioni dell’UE in materia di riqualificazione energetica di edifici pubblici e privati.
Secondo quanto previsto:
- dal 2027 gli edifici pubblici dovranno appartenere alla classe F, non più la classe G, che è la peggiore; e dal 2030 dovranno salire in fascia E;
- gli edifici privati, case e appartamenti, dovranno invece rientrare nella classe F da gennaio 2030, e dal 2033 salire almeno fino alla classe E.
Se confermata l’attuale bozza, cambierà anche la certificazione dell’efficienza energetica degli edifici. Saranno più severi anche i livelli di certificazione:
- dal 31 dicembre 2025 il certificato dovrà seguire un modello prestabilito europeo, mentre i Paesi membri al momento hanno un ampio margine nel redigere il modello;
- sarà introdotto l’obbligo di rilascio del certificato per gli edifici e le case che vengono costruiti, venduti, ristrutturati o anche affittati.
Perciò tutti gli edifici con classe energetica G, la peggiore, saranno esclusi dal mercato. Unica eccezione: l’esenzione prevista esclusivamente per gli edifici storici, dedicati al culto, ufficialmente protetti, o inferiori ai 50 metri quadrati. La direttiva europea prevede inoltre degli incentivi da impiegare per aiutare la riqualificazione degli edifici, sia pubblici che privati, potranno utilizzare il Recovery Plan, il Social Climate Fund, infine sarà consentita la possibilità di richiedere prestiti e mutui per accelerare con la riqualificazione. Come detto precedentemente questi standard potrebbero essere però rivisti e aggiornati nelle prossime ore, prima del 14 dicembre.
No a vendita e affitto per case che consumano troppo: perché
La direttiva sulla riqualificazione energetica degli edifici non sarà accolta di buon grado da tutti gli Stati membri dell’UE. I Paesi europei infatti dovranno destreggiarsi tra il sistema Ets (sistema per lo scambio delle quote di emissione di CO2), l’edilizia e i trasporti su strada. Il rischio però è che i costi ricadano sulle famiglie e le imprese. Eppure questa direttiva è quanto mai necessaria. Infatti con una crisi climatica che avanza è necessario che gli Stati facciano qualcosa per ridurre le emissioni di CO2 e il consumo energetico. Per questo la direttiva sul Rendimento energetico dell’edilizia non può più aspettare.
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