Mario Draghi viene dato in pole per l’elezione del prossimo Presidente della Repubblica, ma tra i partiti e nel mondo dell’industria circola l’idea di tenere il banchiere a Palazzo Chigi fino al 2028.
Del futuro di Mario Draghi negli ultimi mesi si è scritto tutto e il contrario di tutto. Prossimo Presidente della Repubblica già a febbraio oppure Capo del Governo fino al 2023, termine naturale di questa legislatura, per poi traslocare con più calma al Quirinale grazie a un brevissimo mandato-bis affidato a Sergio Mattarella.
C’è però una terza ipotesi, meno chiacchierata ma non per questo meno probabile: Draghi potrebbe mantenere l’incarico di Presidente del Consiglio fino al 2028, venendo così confermato anche al termine delle prossime elezioni.
Questo non vuol dire che l’ex numero uno della BCE scenderà in campo politicamente come fatto invece da Mario Monti nel 2013, ma che i partiti chiuse le urne potrebbe di nuovo chiedere a Super-Mario di guidare un Governo di larghe intese come quello attuale.
Una soluzione che potrebbe far felice molti partiti, poco invece Giorgia Meloni indicata sempre in testa dai sondaggi, ma un Draghi-bis a Palazzo Chigi di certo sarebbe benedetto da Confindustria e da buona parte della stampa.
Draghi premier fino al 2028?
A fine maggio Ivan Scalfarotto, sottosegretario all’Interno ed esponente di punta di Italia Viva, così aveva commentato le voci di un possibile trasferimento del Presidente del Consiglio da Palazzo Chigi al Quirinale.
Se spero che non sia Mario Draghi a diventare Capo dello Stato nel febbraio del 2022 è perché in realtà spero che lui resti Presidente del Consiglio non solo fino al 2023, ma addirittura fino al 2028.
Il ragionamento di Scalfarotto, condiviso anche da una buona fetta del mondo politico ed economico, è molto chiaro: siccome il processo di riforme, legato al PNRR, messo in atto dall’attuale Governo durerà almeno fino al 2026, allora sarebbe un bene che a guidarlo fino in fondo ci fosse sempre Draghi.
Per far restare Mario Draghi a Palazzo Chigi fino al 2028 servono però la combinazione di tre elementi: l’elezione di un Presidente della Repubblica che che possa svolgere per intero il suo mandato, la non sostituzione dell’attuale legge elettorale con una maggioritaria e una divisione del centrodestra.
Se nel 2023 infatti si dovesse votare di nuovo con il Rosatellum, il sistema elettorale attualmente in vigore e già utilizzato nel 2018, al momento stando ai sondaggi il centrodestra vincerebbe a mani basse con Fratelli d’Italia primo partito.
Questo vorrebbe dire che Giorgia Meloni potrebbe legittimamente reclamare per sé lo scranno di Presidente del Consiglio. Una ipotesi che poco sembrerebbe piacere anche a Lega e Forza Italia, che infatti a breve si andranno a federare magari pure per stoppare l’avanzata della leader di Fratelli d’Italia.
Per mandare di nuovo Mario Draghi alla guida del Governo serve però un sostanziale pareggio elettorale, possibile solo in caso di una frattura nel centrodestra: Lega e Forza Italia da sole, oppure azzurri staccati dai sovranisti. In sostanza, nessuna coalizione complessivamente dovrebbe andare oltre il 40% dei voti come già avvenuto nel 2013.
Una soluzione questa che permetterebbe a tutti i partiti, tranne Fratelli d’Italia, di continuare ad avere ministri e sottosegretari fino al 2028 proprio nel delicato momento della gestione dei miliardi del Recovery Fund, per non parlare poi del probabile giubilo da parte di Confindustria e mondo della finanza.
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