Ecco come Apple ‘’evade’’ il fisco italiano. Nel 2013 versati solo 8 milioni di euro

Vittoria Patanè

12 Maggio 2014 - 14:07

8 milioni di tasse pagate a fronte di 300 milioni di fatturato. Apple continua ad aggirare il fisco italiano

Ecco come Apple ‘’evade’’ il fisco italiano. Nel 2013 versati solo 8 milioni di euro

La battaglia tra Apple e il fisco italiano continua, ma ancora una volta ad avere la meglio è Cupertino. Nel 2013 infatti le due controllate della mela morsicata, Apple Italiana e Apple retail Italia hanno versato solo 8 milioni di contributi. Una cifra enorme per molti, una sciocchezza per una società che nello stesso periodo nel nostro paese ha fatturato 300 milioni di euro.

Se l’azienda avesse avuto sede fiscale in Italia, quegli 8 milioni sarebbero stati spiccioli in confronto a quanto realmente dovuto, ma così non è e l’Agenzia delle Entrate sarà ancora una volta costretta a piegarsi di fronte al gigante statunitense.

Apple e il fisco
La sede fiscale di Apple si trova in Irlanda, paese in cui l’azienda americana ha concordato un’aliquota inferiore al 2%, una miseria rispetto alla nostra, ma incredibilmente più bassa rispetto a quella imposta dalla maggior parte delle giurisdizioni fiscali del mondo.

Tornando in Italia, le due aziende controllate da Cupertino hanno pagato al Fisco rispettivamente 4,8 milioni di euro (Apple Italia) e 3,1 milioni di euro (Apple Retail Italia). Una cifra maggiore risetto al 2012, ma sempre e comunque bassissima considerando che il fatturato italiano si è assestato nel corso dell’anno passato a 300 milioni di euro (170 miliardi di dollari il fatturato complessivo). Nel 2012 la società ne aveva versati 249 milioni, a causa della chiusura in rosso dell’Apple Retail che aveva comunque maturato un credito fiscale. I ricavi nel 2013 sono saliti, ma l’utile si è assestato a 2,5 milioni di euro, principalmente per i 220,7 milioni di spese pagate a Dublino ad Apple Distribution International, fornitore dei prodotti Apple che riempiono gli scaffali degli store di mezzo mondo.

Le indagini
Il fisco italiano ha cercato di combattere. L’anno scorso la procura milanese ha iscritto nel registro degli indagati due manager di Apple per dichiarazione dei redditi fraudolenta. Le indagini si concentrerebbero sul 2010 e sul 2012, anni in cui gli inquirenti sospettano che Cupertino non abbia dichiarato più di un miliardo di euro di reddito imponibile.

«La società ribadisce la piena fiducia nell’operato dei suoi dipendenti e amministratori e nella liceità della condotta»

ha scritto l’azienda in un bilancio.
Ricordiamo inoltre che, se le indagini degli inquirenti si concluderanno con un nulla di fatto, in tutto ciò non c’è niente di illegale. Anzi, Apple non è l’unico colosso a servirsi di un Paese in cui il sistema fiscale consente d mettere in atto simili operazioni. Altri due esempi finiti nell’occhio del ciclone? Amazon e Google.

L’azienda americana di e-commerce ha fatto letteralmente imbufalire il fisco inglese, che da anni sta cercando di inchiodarla.

Ancora peggio Mountain View. Diventate celeberrime le parole pronunciate dall’ex Ceo Eric Schmidt con cui dichiarava candidamente, ma anche orgogliosamente di non pagare le tasse.

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