La ripresa economica è alle prese con una vera tempesta: colli di bottiglia nelle forniture, inflazione in aumento, materie prime introvabili. Come sta impattando questo caos su 6 potenze mondiali?
Il mondo è nel pieno di una grave crisi economica: dopo il picco della pandemia, a preoccupare è lo squilibrio tra impennata della domanda e penuria dell’offerta a livello globale.
Catene di approvvigionamento strozzate, materie prime introvabili, risorse energetiche insufficienti, prezzi alle stelle e mancanza di lavoratori: questo mix di problemi si sta scontrando con la necessità delle economie mondiali di riprendere in fretta la crescita dopo il Covid.
Cosa sta succedendo nelle principali potenze? Uno sguardo sui fatti economici salienti che stanno scuotendo 6 grandi nazioni, da inviati de The Guardian.
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Stati Uniti
Non c’è solo l’impasse istituzionale a impensierire la potenza americana. Mentre non c’è accordo per aumentare o sospendere il tetto del debito in scadenza, con il rischio di default per gli USA, la nazione affronta anche i problemi mondiali.
Al largo di Los Angeles, alcune navi aspettano di scaricare merci. Con l’avvicinarsi delle festività natalizie, le aziende negli Stati Uniti prevedono carenze e aumenti dei prezzi per qualsiasi cosa, dagli alberi di Natale artificiali e articoli sportivi ai tacchini del Ringraziamento.
I rivenditori avvertono che i prodotti di base, compresa la carta igienica, potrebbero ancora una volta scarseggiare.
Gli ingorghi delle navi portacontainer sono solo una parte dei problemi. Gli Stati Uniti stanno sperimentando una massiccia carenza di manodopera, soprattutto nel settore del tempo libero e dell’intrattenimento. Alla fine di giugno si sono registrate 10 milioni di offerte di lavoro, mostrando un deficit di lavoratori.
Cina
Le banche di investimento Nomura e Goldman Sachs hanno declassato le loro previsioni di crescita dell’economia cinese: a pesare sul peggioramento dell’outlook le interruzioni di corrente che hanno recentemente bloccato le fabbriche e stanno estendendo i già lunghi ritardi nei porti.
La crisi energetica scoppiata in Cina ha sconvolto il mondo e la stessa potenza. Lauri Myllyvirta, analista del Centro indipendente per la ricerca sull’energia e l’aria pulita, ha affermato che la Cina è stata colta di sorpresa.
“Quando i prezzi del carburante hanno iniziato a salire sulla scia della ripresa globale, le centrali elettriche hanno ridotto gli acquisti di carbone e hanno esaurito le loro scorte per mesi. Ora questo ha significato che gli impianti hanno esaurito il carbone e sono riluttanti ad acquistarne di più poiché i prezzi sono saliti alle stelle.”
La Cina si trova anche intrappolata negli obiettivi di riduzione delle emissioni, con alcune industrie pressate sui limiti di inquinamento e costrette a rallentare la produzione.
Germania
L’aumento del 14,3% dei prezzi dell’energia in Germania e l’effetto a catena sui prezzi della benzina (in aumento del 20%) e dei prodotti alimentari (4,9%) hanno contribuito al balzo del tasso di inflazione di settembre al 4,1%, il più alto in quasi 30 anni.
La Bundesbank prevede che l’inflazione salirà al 5% entro la fine dell’anno. L’impennata dei prezzi è stata trainata dall’aumento dell’aliquota IVA, dopo che è stata temporaneamente abbassata lo scorso anno per aiutare le aziende a far fronte alla pandemia, nonché da un incremento delle tariffe sulle emissioni di CO2 e dalla scarsità di metalli, legno e semiconduttori.
Di conseguenza, non numero crescente di lavoratori tedeschi, tra cui macchinisti, personale sanitario e lavoratori del settore dei camper, ha scioperato nelle ultime settimane, chiedendo salari più alti a causa dell’aumento dell’inflazione.
Seppure non si parli pienamente di crisi in Germania, che intanto si appresta a formare il nuovo Governo e a congedare l’era Merkel, le stesse industrie automobilistiche faticano, pressate dalla carenza di chip.
Russia
Mentre i prezzi dell’energia salgono altrove, la Russia si trova nell’invidiabile posizione di essere il più grande esportatore netto mondiale di petrolio e gas messi insieme.
Tuttavia, anche all’ombra del Cremlino non mancano le difficoltà. L’inflazione alimentare è a un tasso annuo record del 7%, il più alto in cinque anni.
E alberghi e ristoranti segnalano una carenza catastrofica di lavoratori, in parte per la crisi dei migranti in Russia. L’edilizia e l’agricoltura sono state colpite da una penuria di circa 600.000 lavoratori provenienti dall’Asia Centrale, partiti durante la pandemia.
Regno Unito
Prima la carenza di lavoratori costretti all’isolamento per essere stati in contatto con contagiati Covid, ora la mancanza di camionisti: il Regno Unito è nei guai.
Le code alle stazioni di servizio alla ricerca di benzina scarsa perché senza autisti per la fornitura, sta pesando sull’economia inglese. Anche la Brexit gioca il suo ruolo, visto che i camionisti ora mancanti erano soprattutto lavoratori UE (adesso fuori dal mercato con regole più severe per gli ingressi).
L’economia rimane è ancora sotto del 3,5% rispetto a prima della pandemia. La produzione resta del 2,5% inferiore rispetto al suo precedente massimo nel 2019.
Si prevede inoltre che i consumatori, anche quelli che hanno accumulato enormi risparmi negli ultimi 18 mesi, diventino più cauti nelle loro abitudini di acquisto dopo un forte aumento dell’inflazione che le previsioni della Bank of England stimano a più del 4% entro la fine dell’anno.
Australia
La carenza di legname, acciaio e altri materiali sta causando il caos nell’enorme industria edile australiana e i costruttori stanno lottando per tenere il passo con la domanda.
Con i prezzi delle case in aumento al loro tasso più veloce dal 1989 a causa della domanda post-pandemia e degli stimoli del Governo, le aziende si stanno affannando per ottenere le forniture mentre i prezzi volano.
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