Al G20 i ministri finanziari riuniti evidenziano tensioni in aumento in ottica commericale e anticipano possibili contromisure: “Pronti ad agire”
Un G20 che tiene alto il focus sulla guerra commerciale quello di scena in Giappone, a Fukuoka. Lo si evince chiaramente dal comunicato di fine incontro, che parla di “tensioni commerciali e geopolitiche intensificate”.
La relazione finale dei ministri finanziari e dei governatori che rappresentano oltre l’80% del Pil mondiale ha inquadrato, più in generale, una crescita globale in fase di stabilizzazione, indirizzata verso un “aumento moderato nel 2019 e nel 2010”.
Ma - precisa il documento - “la crescita resta bassa e il rischio di rallentamento esiste”:
“Continueremo ad affrontare questi rischi e ad essere pronti ad agire per adottare ulteriori azioni”.
G20 in allerta sul fronte guerra commerciale: “Agiremo”
Sono state senza ombra di dubbio le tensioni commerciali Usa-Cina a catalizzare l’attenzione dell’appuntamento.
L’attuale quadro dipinto dai presenti - affatto tranquillizzante - non ha portato a una vera e propria richiesta ufficiale fatta nei confronti degli Stati Uniti per una spinta verso la tregua.
Ma l’attenzione sulle due maggiori potenze economiche mondiali resta alta. Il ministro dell’Economia francese, Bruno Le Maire, ha evidenziato come di fatto tutti i Paesi abbiano avanzato a Pechino e Washington la richiesta di “ridurre le tensioni” e di farlo il prima possibile:
“L’esortazione, da parte di tutti, è stata quella di fare tutto il possibile per evitare uno scontro che avrebbe impatto negativo, duraturo e profondo sulla crescita”.
Linea unita tra le 20 maggiori potenze economiche al mondo anche sul fronte tasse ai colossi industriali tech. Il G20 mira infatti a cooperare fino all’ottenimento di un “’sistema di tassazione internazionale globalmente equilibrato, sostenibile e moderno”.
Questo vuol dire in sostanza che si dovrebbe andare - per giganti del calibro di Facebook, Google e Twitter - verso un pagamento delle tasse nei Paesi in cui si realizzano i profitti e non in quelli con le aliquote più basse.
Presente all’apuntamento anche il ministro dell’Economia del governo gialloverde, Giovanni Tria, che a margine ha anche risposto ad alcune domande sulla situazione di casa nostra, promettendo un deficit che andrà “sotto al 2,2/2,1%”.
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