Le nuove e impattanti stime sono della Bundesbank: la Germania senza il gas russo nell’immediato o comunque entro l’anno cadrebbe in recessione, con gravi perdite nella produzione. Cosa aspettarsi?
La Germania resta appesa al filo del gas russo e in un assai complesso equilibrio tra sanzioni energetiche contro la Russia e la sicurezza nazionale.
Le ultime allarmanti stime sono appena arrivate dalla Bundesbank: un divieto immediato dell’Ue sulle importazioni di gas di Putin costerebbe alla nazione tedesca 180 miliardi di euro in perdita di produzione quest’anno.
Cosa può accadere all’economia della Germania e dell’intera Europa con restrizioni drastiche alle forniture di energia russa?
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Senza il gas russo oggi la Germania perderebbe 180 mld
Secondo la Bundesbank, l’economia tedesca rischia di ridursi di quasi il 2% quest’anno se la guerra in Ucraina si intensificherà e un embargo su carbone, petrolio e gas russi porterà a restrizioni sui fornitori di energia e sull’industria.
Nel suo ultimo bollettino mensile, pubblicato venerdì 22 aprile, la banca centrale è stata ancora più chiara: un embargo sul gas russo intaccherebbe il Pil del 5% nel 2022, innescando un’impennata dei prezzi dell’energia e una delle recessioni più profonde degli ultimi decenni.
La stima della banca centrale è molto più cupa di quella degli economisti accademici ed è probabile che riaccenda un acceso dibattito su quanto sia davvero attrezzata la potenza economica dell’Eurozona per farcela senza il combustibile finora giunto dalla Russia.
Il mese scorso, un gruppo di nove economisti universitari ha definito “gestibile” le ricadute di un embargo energetico completo, dicendo che avrebbe intaccato il Pil tedesco solo dello 0,3-3%.
Tuttavia, i dirigenti del settore hanno avvertito di effetti molto più pesanti. L’amministratore delegato di BASF, Martin Brudermüller, ha affermato che un arresto improvviso delle consegne di gas russo significherebbe addirittura la distruzione dell’intera economia della Germania, innescando la peggiore crisi dal 1945.
Nella sua simulazione, la Bundesbank ha ipotizzato che i consumatori industriali non potessero sostituire il gas russo con fonti di energia alternative per tre trimestri consecutivi.
In uno scenario del genere, l’inflazione - che, al 7,3% è già ai massimi dopo la riunificazione - aumenterebbe di altri 1,5 punti percentuali quest’anno, esacerbando la minaccia della stagflazione, in cui forti pressioni sui prezzi si accompagnano a una crescita debole.
Gli ostacoli tedeschi all’abbandono del gas russo
Occorre evidenziare, che la Russia rappresentava il 55% di tutte le importazioni di gas tedesche prima della guerra, secondo i dati del Governo. Più di un terzo di quel gas viene consumato dal settore manifatturiero. Nell’industria chimica, è necessario non solo per generare elettricità e calore, ma anche per produrre sostanze chimiche derivate dagli idrocarburi.
Bisogna poi tenere conto della composizione del cosiddetto mix energetico, o meglio delle fonti di energia del Paese. Con l’Italia, la Germania è lo Stato in Europa che più dipende da combustibili fossili (carbone, petrolio, gas).
Secondo la legge tedesca, infine, gli utenti industriali sarebbero i primi esclusi dalle forniture di gas se l’offerta andasse sotto il livello di domanda, con le famiglie che lo utilizzano per il riscaldamento e la produzione di acqua calda che hanno invece un trattamento preferenziale.
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