Da quando Meloni viene data in testa nei sondaggi, Salvini e Berlusconi sembrerebbero aver stretto una sorta di patto: l’obiettivo è evitare l’arrivo a Palazzo Chigi della leader di FdI?
Se in Italia si votasse il prossimo fine settimana, stando agli ultimi sondaggi il centrodestra vincerebbe le elezioni con una ampia maggioranza e Giorgia Meloni, visti gli accordi vigenti all’interno della coalizione, diventerebbe il Presidente del Consiglio.
Una prospettiva questa che con ogni probabilità fa gongolare la leader di Fratelli d’Italia ma, al tempo stesso, sembrerebbe spaventare i suoi storici alleati Matteo Salvini e Silvio Berlusconi, da tempo a lavoro per federare Lega e Forza Italia.
Una situazione che assomiglia sempre più a una sorta di silenziosa guerra intestina all’interno del centrodestra: dal Copasir alla Rai fino alla scelta dei candidati alle amministrative, non sono mancati di recente momenti di tensione tra i tre leader.
Leggendo anche diversi commenti da parte degli analisti politici più vicini all’area di centrodestra, sembrerebbe esserci un sentimento latente di boicottaggio verso Giorgia Meloni, al fine di rendere impervia la strada che potrebbe condurre la deputata a Palazzo Chigi.
Chi ha paura di Giorgia Meloni?
La crescita attribuita dai sondaggi negli ultimi mesi a Fratelli d’Italia ha un solo eguale nella storia politica nostrana, ovvero il recente boom della Lega tra le politiche del 2018 e le europee del 2019.
Non sarebbe così un caso che la percentuale dei voti che Giorgia Meloni avrebbe guadagnato negli ultimi mesi stando ai sondaggi, è uguale a quella che Matteo Salvini avrebbe invece perso.
Se vogliamo allargare lo sguardo, il sentore è che si tratti di quegli elettori che, dopo aver votato 5 Stelle nel 2018, si sono spostati un anno dopo verso il Carroccio per poi sposare adesso la causa di Fratelli d’Italia.
Stando a una regola non scritta del centrodestra, il Presidente del Consiglio designato è il leader del partito capace di prendere più voti. Se si votasse ora di conseguenza, a Palazzo Chigi finirebbe Giorgia Meloni.
Da qui le voci di un dualismo tra la deputata e Salvini, con l’ex ministro che rischierebbe così di essere beffato dalla sua storica alleata. Una eventualità questa che non sembrerebbe piacere neanche a Forza Italia e alla parte moderata della Lega (Giorgetti, Zaia etc…).
In un momento storico in cui sotto le insegne di Mario Draghi si è creata una maggioranza trasversale da record in Parlamento, nel centrodestra in pochi sembrerebbero condividere la linea oltranzista di Giorgia Meloni.
Anche il mondo delle imprese, da sempre molto ascoltato dai vertici della coalizione, parrebbe preferire di gran lunga uno scenario più moderato che una svolta sovranista, anche per quanto riguarda la politica estera.
Strada sbarrata per Palazzo Chigi?
Negli ultimi tempi non sono di certo mancati gli screzi tra gli alleati, con il centrodestra che alle elezioni amministrative si presenterà comunque compatto nei capoluoghi di provincia chiamati al voto.
La tensione però è evidente e si è palesata nell’ultimo fine settimana, quando Silvio Berlusconi intervenendo telefonicamente alla festa della Lega a Milano Marittima, ha incoronato Matteo Salvini come leader della coalizione.
A stretto giro, la risposta piccata di Fratelli d’Italia è stata affidata all’europarlamentare Carlo Fidenza: “Quanto alla leadership della coalizione com’è noto andrà al segretario del primo partito alle elezioni”.
Fidenza ha anche respinto l’ipotesi di un partito unico del centrodestra “non ci interessa”, proprio nel momento in cui Lega e Forza Italia sembrerebbero accelerare sulla federazione, tanto che Salvini ha dichiarato che la fumata bianca potrebbe arrivare anche entro agosto.
Ma perché tanta fretta? Unendo le forze, questo simposio verdeazzurro tornerebbe a essere davanti a Fratelli d’Italia in termini di percentuali di voti, respingendo così l’avanzata di Giorgia Meloni verso Palazzo Chigi.
Un modo questo per arrivare compatti anche al delicato appuntamento del febbraio 2022, quando il Parlamento in seduta riunita insieme ai delegati regionali dovrà eleggere il prossimo Presidente della Repubblica.
Più in generale, questa federazione porterebbe inevitabilmente la Lega a virare verso posizioni più moderate, tanto che a Bruxelles si parla anche di un possibile approdo del Carroccio nel PPE grazie ai buoni uffici di Berlusconi.
Al tempo stesso, come dimostrato alla recente manifestazione contro il green pass a Piazza del Popolo dove non erano presenti esponenti di FdI, parte del partito compreso lo stesso Salvini, continuerebbe sempre ad accarezzare il popolo sovranista, per non lasciare a Meloni totale campo libero a destra.
Fino a quando può durare però all’interno del centrodestra questa situazione da nemici-amici? Una rottura non conviene a nessuno, ma senza un chiarimento questo dualismo strisciante potrebbe deflagrare quando si inizierà a sentire l’odore delle elezioni.
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