Huawei-USA sempre muro contro muro: la situazione non si evolve in positivo anzi. Massicci licenziamenti in terra americana e divieti più stringenti da parte di Trump.
Huawei-USA scontro aperto: tra il colosso cinese dello sviluppo e realizzazione di prodotti tecnologici di telecomunicazioni e gli Stati Uniti d’America il confronto continua ad avere novità e sviluppi.
Huawei ha dovuto licenziare i dipendenti che lavorano in America. Il tutto per fare fronte alle nuove normative. Infatti dalla Cina fanno sapere di aver messo in programma un massiccio programma di licenziamenti per la forza lavoro relativa a Futurewei, una azienda legata a Huawei. Questa società gestisce i laboratori di ricerca negli Stati Uniti per la casa madre. Il numero di dipendenti attuali di Futurewei è di 850 e molti rischiano, presto, di trovarsi senza più un lavoro.
Dall’altro lato invece Trump ha introdotto un nuovo divieto da inserire nel NDAA ovvero nel National Defence Authorization Act che è stato approvato lo scorso anno. Questo non permette di usare soldi federali per l’acquisto di apparecchiature da società definite «covered» per problemi di sicurezza nazionali.
Da un lato dunque licenziamenti e dall’altro norme sempre più stringenti: a che punto è la situazione?
Licenziamenti in arrivo per Huawei
Le restrizioni americane cosa riguardano precisamente? Sono incentrate sulla possibilità di usare tecnologia statunitense o prodotta in America, come nel caso di Futurewei, per l’azienda in questione, ovvero Huawei, che è inserita nella lista nera. La lista nera è l’elenco delle società con le quali gli Stati Uniti non possono avere rapporti commerciali se non tramite una speciale deroga che spesso e volentieri viene però rifiutata.
Oltre 600 dei dipendenti di Futurewei Technologies allora saranno licenziati, secondo il Wall Street Journal: alcuni sarebbero già stati informati del provvedimento in arrivo, mentre per altri il licenziamento scatterà a breve. Ai lavoratori cinesi invece che operano in Huawei o nella Futurewei, è stata data la possibilità di restare in azienda ma tornando in Cina. Già prima, nel mese di giugno c’era stata la separazione formale tra le due società ed ora sono arrivate le conferme dei licenziamenti.
Trump impone nuove norme ai federali
Dall’altro lato è notizia odierna della presa di posizione, l’ennesima, dura di Trump contro Huawei. La norma riguarda il divieto d’acquisto provvisorio da parte di federali di apparecchiature di telecomunicazioni da società cinesi, tra cui Huawei, che entrerà in vigore dal 13 agosto, come emanata dall’Ufficio di Gestione e Bilancio della Casa Bianca.
Il divieto è stato introdotto, come riportato sopra, nel NDAA che è stato approvato lo scorso anno. C’è una limitazione totale dei soldi federali per questa tipologia di apparecchiature da società definite «covered». Cosa vuol dire? Non si potranno acquistare prodotti di telecomunicazione o videosorveglianza da Huawei, Zte, Hytera, Dahua e Hikvision. Chi sarà colpito da tale norma? Dal Pentagono fino alla Nasa, tutte le agenzie federali statunitensi. I tempi sono molto brevi e l’applicazione entro la data di scadenza potrebbe essere prorogata al 13 agosto del 2021 nei casi in cui la sicurezza pubblica non venga messa in pericolo.
Trump contro Huawei: cosa ha scatenato la guerra fredda economica?
Possiamo far risalire tutto il problema tra Huawei e Trump alle elezioni americane e la promessa da parte del presidente statunitense di voler rendere nuovamente l’America grande anche a livello tecnologico. Da qui e dall’idea dei dazi commerciali contro la Cina si è innescata una escalation di botta e risposta, comunicati, dichiarazioni pubbliche fino ad arrivare ad arresti ed all’inserimento del colosso cinese nella lista nera degli USA.
Il problema principale risiede nelle sanzioni e nelle norme stringenti che il presidente americano Trump ha imposto alla Huawei: da pechino non sono stati a guardare ed hanno preparato delle contromosse. Tutto nasce, come detto, dalla volontà di Trump di rifare l’America grande a livello tecnologico: per conseguire questo obiettivo il presidente americano ha imposto dei dazi alle aziende che importano negli Stati Uniti materiali. Ma non solo il presidente parla di minacce alla sicurezza nazionale per attività di spionaggio da parte di alcune società come Huawei e Zte. Ne è scaturito un vero e proprio ban per Huawei in America: è stata inserita nella lista nera che obbliga le imprese americane a dover chiedere e concordare un via libera dal governo prima di procedere a trattative e vendere prodotti o servizi. Molte società tra cui Google e Facebook si sono dovute adeguare a questa presa i posizione con misure differenti.
A dicembre del 2018 la goccia che ha fatto traboccare il vaso: Meng Wanzhou, la figlia del patron di Huawei e responsabile finanziaria, viene arrestata in Canada per aver violato le sanzioni contro l’Iran. Detenuta tutt’ora a Vancouver, ha portato ad un deterioramento dei rapporti tra Canada e Cina stessi, con le continue richieste da Pechino di rilascio. Dalla Cina inoltre sono stati arrestati due cittadini canadesi per presunto spionaggio ed è iniziata una escalation con il primo ministro canadese Justin Trudeau che ancora è in corso e senza una soluzione in tempi rapidi.
E’ l’inizio della fine del rapporto tra le parti che porterà poi al licenziamento, come abbiamo visto, da parte del colosso cinese di oltre 600 dipendenti in America, dazi continui contro la Cina e mercati americani che stentano a risalire. Una guerra fredda ben lontana dall’idea che avrebbe dovuto rappresentare nella mente del presidente Trump. Quale sarà la prossima mossa? Intanto anche altri paesi devono aver paura dei daziche il presidente americano vuole imporre..
Da quando sarà effettivo il ban contro Huawei dopo la proroga?
La data fatidica è quella del 19 agosto prossimo: in quella giornata ci sarà la scadenza della deroga al ban commerciale imposta dalla Casa Bianca nei confronti di Huawei in data 19 maggio scorso. A quel punto vedremo le reali conseguenze per il colosso cinese di telecomunicazioni e per l’economia americana delle sanzioni statunitensi imposte da Trump.
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