Sempre più spesso si sente parlare di Fisco in associazione al bancomat e di tracciabilità dei pagamenti: ma i prelievi, invece, sono tracciati?
Esistono molti dubbi ancora in materia di tracciabilità di pagamenti e prelievi; e questi dubbi permangono sotto al clima di tensione che è venuto man mano a generarsi proprio durante il corso degli ultimi anni per la lotta all’evasione fiscale.
Quello dei prelievi è uno degli strumenti ormai più comunemente noto per i contribuenti italiani, che li utilizzano per lo più ogni giorno per effettuare pagamenti con contanti anziché con carta, per controllare gli ultimi movimenti e anche il saldo residuo.
In questo modo, il bancomat diventa un possibile e importante fonte di informazioni fiscali. Facciamo dunque chiarezza sull’argomento prelievi e proviamo a capire se sono tracciati o meno e quali controlli vengono effettuati sulle operazioni all’ATM.
Come il Fisco controlla il Bancomat
Per quelli che hanno un’attività commerciale, il prelievo di contanti è sempre sotto il controllo dell’Agenzia delle Entrate. Per tutti gli altri contribuenti, invece, i controlli esistono prevalentemente sui versamenti di contante, ma non solo.
Questo significa, comunque, che l’Agenzia delle Entrate non potrà mai esprimere un giudizio sul motivo del prelievo del cash avvenuto all’ATM, né richiedere motivazioni inerenti al modo in cui quei determinati soldi sono stati o meno spesi dal contribuente.
Tuttavia, per un utilizzo eccessivo del Bancomat - in particolare per chi preleva più di 10.000 euro nell’arco di un mese - possono scattare dei controlli relativi a qualsiasi contribuente proprio a causa dell’antiriciclaggio e a prescindere dall’attività lavorativa.
Il risparmiometro e il bancomat
Questo vale anche quando i prelievi sono frammentati in più operazioni o, comunque, per qualsiasi operazione ritenuta sospetta dal Fisco.
Addirittura, l’Agenzia delle Entrate è in grado di verificare anche se dal conto corrente non viene effettuato alcun prelievo. In tal caso, entra in gioco il risparmiometro. Questo significa che se viene accreditato uno stipendio, ma il denaro non viene mai prelevato, il dubbio che sorge riguarda proprio come il contribuente riesce a vivere non utilizzando il suo denaro.
Pertanto, sia per un eccessivo utilizzo, sia per la mancanza di prelievi, l’occhio del Fisco potrebbe arrivare sul proprio conto corrente e sulle proprie carte.
Il redditometro e il controllo delle spese
Il bancomat è uno strumento di controllo non soltanto quando si prelevano contanti, ma - come è semplice immaginare - anche quando si paga al Pos. In questo caso, non solo avviene il tracciamento della transazione avvenuta, ma entra in gioco anche il cosiddetto redditometro.
Il redditometro è uno strumento in grado di capire il tenore di vita del contribuente e di misurarlo con la dichiarazione dei redditi da lui dichiarata. Se il contribuente spende più del 20% di quanto effettivamente ha guadagnato, l’ufficio dell’Agenzia delle Entrate potrebbe arrivare a chiedere dei chiarimenti.
I prelievi al bancomat sono tracciati?
Come spiegato, le operazioni economiche effettuate al bancomat sono già da tempo nel mirino dell’Agenzia delle Entrate, che su questo tipo di controlli sta inserendo verifiche sempre più stringenti.
La risposta pertanto è affermativa: i controlli ci sono, i prelievi sono tracciati e, per di più, le verifiche vengono effettuate non soltanto sui prelievi, ma anche sui risparmi. Per ciò che concerne i prelievi nello specifico, gli importi di denaro contante prelevati vengono vagliati da controlli e così avviene anche per la quantità di operazioni effettuate sul conto corrente dei vari contribuenti.
Anche i risparmi, ossia quella somma di denaro che non viene effettivamente prelevata, rientra negli interessi dell’Agenzia delle Entrate, in particolar modo quando un contribuente non effettua spese essenziali per la sopravvivenza, come pagare bollette o affitti.
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