L’impiego delle nanotecnologie per il recupero dei beni culturali

Domenico Letizia

15/10/2021

L’attenzione verso le applicazioni delle nanotecnologie va sempre più crescendo e la moderna scienza della conservazione dei beni culturali sta emergendo.

L’impiego delle nanotecnologie per il recupero dei beni culturali

L’Italia è il Paese dei beni culturali, delle continue e affascinanti scoperte archeologiche e dell’acceso dibattito sulla tutela dei beni storici, per eccellenza. L’innovazione tecnologica e la ricerca scientifica possono contribuire a trasportare l’intero settore verso un nuovo approccio altamente tecnologico, generando nuove prospettive occupazionali.

Negli ultimi anni, l’attenzione verso le applicazioni delle nanotecnologie va sempre più crescendo e la moderna scienza della conservazione ha sentito forte la necessità di cambiare e affidarsi in maniera sempre più importante alla tecnologia per ottenere un migliore risultato nell’ambito della ricerca per la stabilizzazione e la conservazione dei beni culturali.

La caratterizzazione analitica dei materiali che costituiscono le opere, le tecniche adoperate dagli artisti e le reazioni chimiche utilizzate nel processo che genera il loro degrado o la conservazione, come la stabilizzazione dei materiali che costituiscono il nostro patrimonio culturale, sempre più soggetto ad attacchi di vario genere, hanno generato uno spazio notevole nel campo dello studio della conservazione: le scienze legate all’innovazione nanotecnologica hanno fornito metodi affidabili per una durevole e compatibile conservazione.

Tra gli esempi autorevoli possiamo ricordare le analisi e il recupero innovativo svoltosi intorno al relitto navale di epoca romana, ritrovato nei fondali di Marausa. Una nave da carico ben conservata, lunga circa 27 metri e larga nove metri, il più grande relitto dell’epoca mai ripescato dai mari della Sicilia, affondato nei bassi fondali, probabilmente durante una manovra di ingresso errata che ne causò l’affondamento.

I resti della nave romana furono sottoposti ad alcuni particolari e importanti test con tecniche di nanotecnologie, sviluppati dai laboratori dell’innovativa società 4Ward360 nanotecnology, che nel 2018 analizzò un campione del fasciame della nave.

Le nanotecnologie sono delle applicazioni innovative utili a stabilizzare il reperto archeologico nel corso del tempo. Le indagini consentirono di verificare i tagli regolari delle mortase con cui si univano i fasciami da un unico tronco con gli elementi metallici non visibili sulla superficie del legno e la presenza del materiale metallico diffuso lungo il percorso dei chiodi, frutto dell’ossidazione degli stessi.

La società guidata da Sabrina Zuccalà consentì di procedere all’applicazione sullo stesso fasciame di legno di un sistema innovativo sviluppato con le nanotecnologie, generato e prodotto dalla 4ward360, attraverso la creazione di una microstruttura di particelle che di fatto creò uno schermo protettivo invisibile, riuscendo a impedire che umidità, polveri sottili e altri elementi dell’ambiente riescano ad avere un’azione degradante nei confronti della struttura organica della nave punica. Se pensiamo alle muffe, queste sono micro-particelle che si muovono in ogni ambiente e si attivano in circostanze favorevoli, mentre le spore dei funghi possono essere trasportate dagli abiti dei fruitori museali che provengono dall’esterno.

In questo specifico caso, le nanotecnologie hanno svolto e svolgono l’attività di schermanti sulle superfici in legno senza mutare le caratteristiche dei manufatti.

Grazie alle efficaci ed eccellenti proprietà idro-oleorepellenti delle applicazioni nanotecnologiche, elaborate dalla società, si può comprendere la capacità di respingere l’acqua e i contaminanti esteri, quali sporco, grasso, oli, lubrificanti e polvere e di fatto impedire a tali elementi di attaccarsi alla fibra cellulosa. Verificare le qualità delle integrazioni nanotecnologiche per la tutela dei beni culturali e archeologici risulta essere una prospettiva estremamente interessante per la ricerca e l’innovazione delle startup dell’immediato e prossimo futuro.

Iscriviti a Money.it