I valori e i volumi delle operazioni di finanza straordinaria fino ad ora non hanno risentito dell’instabilità che ha fatto aumentare gli spread sui titoli di Stato italiani. Lo dice un rapporto di Mergermarket presentato nel corso della IX Edizione del Forum M&A e Private equity
Le recenti operazioni di finanza straordinaria che hanno portato Magneti Marelli nelle mani della nipponica Calsonic Kansei, controllata dal fondo statunitense di private equity Kkr, e Versace nella proprietà di Michael Kors rappresentano l’apice ultimo dell’ondata di Merger & acquisition (M&A) che vede protagonista l’Italia e le sue eccellenze imprenditoriali. Ma il processo è destinato a durare anche il prossimo anno.
“Non vediamo bolle speculative all’orizzonte – ha commentato Massimo Benedetti, Deals leader di PwC, nel corso di un evento dedicato al tema -, le valutazioni delle aziende italiane sono buone e i fondamentali solidi: per il momento dunque non ci aspettiamo rallentamenti consistenti dell’attività di M&A”.
La view dell’esperto di PwC è fondata sui numeri. Secondo una ricerca presentata oggi a Milano da Mergermarket le operazioni di M&A nel 2018 sono rimaste piuttosto stabili, sia in termini di volumi che di valore, registrando nei primi tre trimestri una lieve contrazione a 32,2 miliardi di euro rispetto ai 38,2 miliardi di tutto il 2017. Va però considerato che la cifra dello scorso anno è comprensiva del mega-deal dal valore di 24 miliardi concluso fra Luxottica e la francese Essilor, una cifra che equivale a più della metà del valore di tutto l’anno.
M&A e Private equity: le evidenze del Forum di Mergermarket
Il rapporto curato da Mergermarket è stato presentato oggi a Milano nel corso della IX edizione del “Forum M&A e Private Equity”. Secondo il report gli investimenti esteri non hanno ancora riscontrato un forte impatto a causa della forte volatilità dei mercati registrata in questi ultimi due mesi. Il mercato interno, invece, ne ha risentito di più.
Fonte: Mergermarket
In termini di operazioni sul mercato interno vi è stato un sostanziale calo del valore nel periodo che comprende i primi tre trimestri dell’anno: si è passati da 21,8 miliardi di euro nel 2017 a 11,2 miliardi. Ciò indica che l’Italia ha avuto maggiori operazioni interne nel 2017 rispetto a quelle viste nel 2018 – spiega il rapporto - in quanto quest’anno il Paese ha affrontato difficili condizioni politiche, con le imprese che si sono trovate ad affrontare le incertezze sui mercati finanziari.
Agli occhi dell’estero, però, le caratteristiche dell’imprenditoria italiana piacciono eccome. “L’appetito strategico per accedere al forte design e alle capacità manifatturiere delle imprese italiane unito alle maggiori barriere per gli investitori internazionali in altri Paesi stanno, per ora, compensando le incertezze che hanno contribuito ad aumentare lo spread italiano sui mercati finanziari”, ha spiegato Benedetti nel corso di un incontro riservato alla stampa a margine dell’evento.
Secondo il manager della società di consulenza PwC l’”effetto spread” può avere maggiori ricadute su deal che coinvolgono società di grandi dimensioni come le quotate sull’MTA di Borsa Italiana, ma non le PMI, “soprattutto quelle votate ai mercati esteri che hanno più del 70% del loro fatturato in Paesi esteri”, ha specificato Nicola Anzivino, Partner di PwC.
Anche perché, in caso di una crisi sistemica come quella del 2007-2008, questa volta il sistema è preparato a dispone di maggiori strumenti a sostegno della piccola e media impresa. Per gli esperti di PwC questi strumenti sono: le Spac, diffusissime in Italia soprattutto nell’ultimo anno, i PIR e i Family Officer, “tutti cuscinetti istituzionali dedicati esclusivamente all’Italia che si attiverebbero anche se lo spread dovesse andare a 400 punti base”, dicono Benedetti e Anzivino.
Private equity: prospettive interessanti anche per il 2019
Fonte: Mergermarket
Per quanto riguarda il Private equity le operazioni di buyout hanno rappresentato anche un fattore chiave per l’attività italiana quest’anno raggiungendo livelli record, con un valore 15,8 miliardi rispetto agli 8,2 miliardi del 2017.
Per Giovanni Amodeo, Global head of research and Editorial analytics di Acuris, intervenuto nel corso del Forum, il private equity “continua ad essere vitale per il dealmaking italiano e con una liquidità e delle condizioni di finanziamento favorevoli, possiamo aspettarci che l’Italia mantenga questi livelli elevati nei prossimi mesi e anche nel 2019”.
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