Il tema economico del momento resta uno: l’andamento dell’inflazione. Secondo indiscrezioni, proprio la strategia sui prezzi al consumo sta mettendo in crisi la BCE.
Quanto crescerà l’inflazione in Eurozona, quanto tollerarla e quali rischi corre la regione? L’interrogativo che sembra tormentare la BCE è questo.
Stando ad alcune indiscrezioni trapelate da Reuters, infatti, non ci sarebbe una visione chiara e unanime sullo spinoso argomento all’Eurotower. Questo significa che l’incontro del 9 settembre si fa già parecchio importante.
Il messaggio da inviare all’Europa dovrà essere chiaro: cosa accadrà con i tassi di interesse e qual è davvero la soglia di inflazione stabile e sostenibile senza inasprire la politica?
La BCE appare in contrasto, mentre la Fed sta già buttando acqua sul fuoco acceso annunciando dibattiti sul tapering (e rialzo tassi nel 2023).
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La risposta non appare così scontata visto che il tema è spinoso e sta facendo crescere un certo contrasto. Reuters ha riferito che i funzionari della banca centrale con il compito di definire la politica dei tassi di interesse hanno trovato un’intesa su ben poco.
Nel dettaglio, in un incontro svoltosi nel fine settimana, hanno appoggiato la proposta di inserire la questione ambientale nelle prossime scelte di politica monetaria.
E poi c’è stata un’intesa sull’inserimento dei costi delle case abitate dai proprietari nelle misure dell’inflazione, considerando che mercato immobiliare è esploso in Stati come Francia, Germania e Paesi Bassi.
Tuttavia, non ci sarebbe ancora un piano condiviso su come raggiungere la stabilità dei prezzi. Tradotto: se il target del 2% per i funzionari BCE può essere superato, come spiegarlo in un messaggio chiaro, quale soglia di tollerabilità considerare e fino a quando?
Tali interrogativi generano ancora, secondo fonti non ufficiali, contrasti e difficoltà. Il nodo inflazione non sembra sciolto, nemmeno nelle previsioni.
Cosa aspettarsi dalla BCE?
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Se la Fed ha avuto un guizzo dei falchi, con le conseguenze sul mercato evidenti, nella BCE sembrano ancora prevalere le colombe. D’altronde le due economie, statunitense ed europea, sono diverse.
Intanto Peter Kazimir, governatore della banca centrale slovacca e componente del board BCE, ha rassicurato il clima finanziario ribadendo la necessità di mantenere ancora per molto un approccio accomodante.
Cauta, ancora, anche Christine Lagarde. Tra le su ultime parole un accenno ai potenziali effetti collaterali dell’impennata dei prezzi in USA, anche se l’impatto sull’inflazione armonizzata è visto moderato.
Alla BCE non resta che osservare e decidere una comune strategia per prezzi, tassi, sostegni all’Eurozona. Saranno superati i contrasti?
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