Per Benjamin Netanyahu è tempo di farsi da parte. A dirlo sono i due leader Naftali Bennett e Yair Lapid che questa domenica si sono accordati per un Governo di unità nazionale. Il punto di incontro è uno solo: eliminare Netanyahu.
Il Governo israeliano ha deciso di cambiare rotta. A farlo sapere sono stati Naftali Bennett e il suo rivale all’opposizione Yair Lapid, ex conduttore televisivo.
Entrambi hanno rilasciato alcune dichiarazioni, con l’obiettivo comune di eliminare l’attuale leader Benjamin Netanyahu.
Ma Netanyahu non ci sta e dopo le dichiarazioni dei due nuovi alleati ha attaccato Bennett pubblicamente di fare i propri interessi e non quelli della nazione. “Gli israeliani che mi hanno scelto con 2 milioni e mezzo di voti volevano me come premier”, ha dichiarato.
Ci si domanda cosa cambierà nel Governo israeliano e quali saranno le prime mosse di questa difficile alleanza basata su otto piccoli partiti.
La formazione di un governo di coalizione contro Netanyahu
Reuters ha riferito che non manca molto a un imminente cambio di aria nel governo israeliano. Gli oppositori di Benjamin Netanyahu si sono riuniti in una coalizione con l’obiettivo di formare un “governo del cambiamento”. La coalizione anti-Netanyahu sarebbe però fragile e richiederebbe il sostegno dei parlamentari palestinesi che si oppongono a Bennett, essendo questo un personaggio fortemente antipalestinese.
L’annuncio comunque non è nuovo, se ne iniziò a parlare dal 10 maggio, giorno dell’inizio delle violenze tra Israele e Hamas. I fatti scatenanti, lo ricordiamo, furono le dure repressioni delle forze di sicurezza israeliane contro le proteste palestinesi. Il motivo sono stati gli sfratti forzati delle famiglie palestinese dal quartiere di Sheikh Jarrah a Gerusalemme est.
Per dodici anni consecutivi, dal 2009 ad oggi, Benjamin Netanyahu è rimasto seduto sulla sua poltrona di leader forte e sicuro del Paese. Le ultime elezioni però hanno iniziato a mostrare le crepe nel palazzo perfetto costruito da Netanyahu.
Cosa cambia nel Governo Israeliano?
Per evitare ulteriori elezioni, sarebbero le quinte dal 2019, Naftali Bennett e Yair Lapid hanno stretto un accordo: Bennett sarebbe il primo a occupare la carica di Primo Ministro per due anni e in seguito, gli ultimi due anni, sarebbero sotto il controllo di Lapid.
“Il momento di cambiare il Paese è giunto - dice Bennet - Se avremo successo, faremo qualcosa di enorme per lo Stato di Israele”. Il leader di destra ha inoltre aggiunto, questa domenica sera, che lavorerà con tutte le sue forze per formare un governo di unità nazionale insieme al suo amico Yair Lapid.
Un passo falso, secondo Netanyahu, che rimprovera a Bennett di non rispettare le promesse elettorali. In un video su Twitter ricorda che Bennet “aveva detto in campagna elettorale che non avrebbe appoggiato Lapid, di essere un uomo di destra, attaccato ai suoi valori”, ma così non è stato.
Israele senza Netanyahu è possibile?
Secondo il leader uscente non è possibile immaginare Israele senza la sua guida. “Sono gli israeliani a volerlo - dice Benjamin Netanyahu - “gli stessi che mi hanno scelto con 2 milioni e mezzo di voti volevano me come premier”.
Eppure dopo la gestione della crisi pandemica, esaltata all’estero, ma criticata nel Paese, sono 700 mila gli elettori che hanno deciso di appoggiare Bennet. Qualcosa è cambiato, è evidente, basti pensare che alle elezioni del 2019 l’alleanza di destra “Yamina” (italiano:“ Verso Destra”) aveva preso meno di 140.000 voti e non era riuscita a entrare nella Knesset, ovvero nel parlamento monocamerale di Israele.
La vera svolta nella politica israeliana non è Bennet, ancora più orientato a destra dell’attuale Governo; no, la verità dietro l’aumento di popolarità del leader politico di Yamina è, come scrive Akira Eldar per Al Jazeera, non essere Benjamin Netanyahu.
Netanyahu non demorde e propone una controfferta per riuscire rimanere al potere ancora una volta. Su Twitter si rivolge a Gideon Saar, un politico di destra:
Siamo in un momento fatidico per la sicurezza, il carattere e il futuro di Israele, quando metti da parte ogni considerazione personale e fai passi di vasta portata e persino senza precedenti.
Ma Saar ha rifiutato e sempre tramite Twitter ha fatto sapere che “la nostra posizione e il nostro impegno sono invariati: porre fine al governo di Netanyahu”.
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