L’Italia è il peggior Paese in Europa nello spreco alimentare. A oggi sono state buttate oltre 270 milioni di tonnellate di cibo. Ecco i dati del Centro Comune di Ricerca dell’UE.
Peggiori in Europa per spreco alimentare. L’Italia ottiene purtroppo il primo posto in classifica per lo spreco di cibo. Ad attestarlo i dati elaborati dal Centro Comune di Ricerca (JRC) della Commissione europea. Queste stime, diverse da quelle fino a ora diffuse, nascono dal bisogno di fare un confronto sugli sprechi in vista dell’attuazione della strategia Farm to Fork prevista dallo European Green Deal.
I nuovi dati smentiscono quindi l’idea diffusa secondo cui l’Italia sia tra i Paesi più virtuosi in Occidente. Come spiegato da ilfattoquotidiano.it il motivo risiede in un metodo coerente, che prende in considerazione tutta la filiera del settore alimentare.
Spreco alimentare, l’Italia è il Paese che spreca di più: la classifica
Triste primato per l’Italia: il Paese che spreca di più. Dal 2000 al 2017 l’Italia ha sprecato oltre 270 milioni di tonnellate di cibo tra cereali, pesce, frutta, carne, verdura, uova, patate, barbabietole da zucchero, prodotti lattiero-caseari, colture oleaginose. A rivelarlo sono stati i dati del JRC (Centro Comune di Ricerca) ed elaborati da ilfattoquotidiano.it. Tra le 27 nazioni dell’Unione Europea, nessun Paese fa peggio dell’Italia. Seguono poi Spagna e Germania , quasi a pari merito, che presentano complessivamente uno spreco a livello nazionale di circa 230 milioni di tonnellate.
Volendo scendere nei dettagli del report:
- l’Italia ha il primato nello spreco di frutta e verdura, sia complessivamente che a livello medio annuo;
- l’Italia è complessivamente seconda in Europa sui cereali, con in media oltre 1 milione di tonnellate, seconda solo alla Germania;
- l’Italia è ancora seconda, dopo la Spagna, in colture oleaginose;
- in prodotti caseari e uova l’Italia invece si trova in terza posizione dopo Germania e Francia;
- l’Italia si trova ancora in terza posizione, dopo Spagna e Francia, per spreco annuale di pesce, con 400mila tonnellate e di barbabietola da zucchero con 280mila tonnellate,
- quarta posizione per l’Italia, dal 2016, per spreco di carne, dopo Germania, Francia e Spagna.
Molto meglio invece lo spreco di patate, dove l’Italia si trova in sesta posizione, al primo posto in questo caso troviamo la Polonia. Questa classifica è come una forte detonazione per gli italiani che da sempre sono convinti di essere il Paese più virtuoso. L’improvviso ribaltamento della classifica è giustificato alla luce di alcune considerazioni: secondo il report FUSIONS, gli studi precedenti per l’Italia non avevano fornito dati di qualità “sufficiente alla trasformazione, alle famiglie e ai servizi alimentari, compromettendo il confronto con altri Paesi”.
La novità di questo modello, elaborato e utilizzato dagli scienziati del JRC (Centro Comune di Ricerca), è che fornisce una stima di dove avvenga lo spreco alimentare. Guardando alla filiera del settore alimentare, il 68% dei rifiuti alimentari sono generati dai consumatori finali, stima in linea con quanto avviene nel resto dell’UE. Ben poco invece viene perso in fase di vendita e distribuzione finale, pari al 7%, mentre il restante 25% dello spreco si divide tra la fase di produzione primaria e i successivi processi di lavorazione.
Spreco alimentare: un nuovo modello per la lotta allo spreco
Il nuovo modello di misurazione, elaborato dalla Commissione europea (JRC), serve a centrare gli obiettivi di sostenibilità in ambito alimentare elaborati dall’European Green Deal.
Il Green Deal vede come strategia la Farm to Fork, piano decennale per trasformare il sistema alimentare europeo, rendendolo più sostenibile, riducendo l’impatto sui Paesi terzi.
Si rivela fondamentale questa nuova strategia, primo tentativo dell’UE di progettare una politica alimentare, proponendo misure e obiettivi per l’intera filiera alimentare, dalla produzione al consumo. Non si tratta, come spiegato dalla Commissione, di una questione etica, ma di una strategia per contrastare il riscaldamento globale. Infatti come sottolineato dal direttore esecutivo dell’UNEP(Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente), Inger Andersen: “se lo spreco alimentare fosse un Paese, sarebbe il terzo più grande emettitore di gas serra”. È necessario agire.
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