Una ricerca dell’Istituto Cattaneo, su dati Istat, parla chiaro: per la prima volta dal 1861 sono più gli over 60 che gli under 30. Che futuro per l’Italia?
Che l’Italia fosse un paese sempre più agé si era intuito da tempo, ma ora a certificare questo andazzo è arrivata una indagine svolta dall’Istituto Cattaneo che ha preso in considerazione i dati Istat.
Per la prima volta dal 1861 a oggi, in Italia chi ha più di 60 anni rappresenta un insieme più numeroso rispetto a chi invece ha meno di 30 anni, con il numero dei giovani nel nostro paese che si è quasi dimezzato rispetto al primo dopoguerra.
L’Italia invecchia
Il sentore di questo progressivo invecchiamento dell’Italia è sotto gli occhi di tutti, ma spesso servono numeri e percentuali per fotografare al meglio una situazione anche quando questa appare lampante.
Come si può vedere dal lavoro dell’Istituto Cattaneo, che ha preso in considerazioni dati dell’Istat partendo dal 1861 ovvero dalla nascita dell’Italia, il nostro ormai non è più letteralmente un Paese per giovani.
Nel 2018 infatti gli over 60 rappresentano il 28,7% della popolazione, mentre gli under 30 il 28,4%. Un sorpasso storico e recente, visto che nel 2011 i giovani erano il 29,5% contro il 27,2% degli anziani.
Nei decenni quindi è avvenuto che in Italia il numero di chi ha meno di 30 anni si è dimezzato, mentre quello di chi ha più di 60 anni si è quasi quintuplicato. Un andazzo questo comune a tutti i paesi occidentali, ma che nel Bel Paese ha tratti ancor più marcati.
Se da un lato è positivo il fatto che il nostro paese sia tra i più longevi con l’aspettativa di vita aumentata negli ultimi anni, il triste rovescio della medaglia è che in Italia si fanno sempre meno figli senza contare i tanti giovani che scelgono di emigrare all’estero.
Le problematiche
L’aumento della popolazione anziana è senza dubbio indicativo di come in Italia in fondo si viva molto bene. Il problema però è la costante diminuzione dei giovani con il grafico che in maniera impietosa certifica questo calo a partire dal dopoguerra.
In sostanza ora c’è meno forza lavoro, senza contare la “fuga dei cervelli” con molti laureati che fanno la valigia e se ne vanno a cercare fortuna all’estero. Il risultato è che il nostro paese è sempre meno competitivo dal punto di vista lavorativo.
In più c’è il problema previdenziale: per pagare una pensione servono i contributi di almeno tre lavoratori, ma al momento le casse dell’Inps sono in costante perdita visto che anche il numero degli occupati ristagna.
La politica però è sempre in caccia di voti, così nell’ultima legge di Bilancio tanto è stato destinato per la Quota 100 in materia pensionistica, mentre latitano delle misure attive in favore dei giovani.
Gli anziani aumentano e votano, i giovani diminuiscono e sono sempre più lontani dalla politica. Le varie forze politiche quindi strizzano l’occhio agli over 60 trascurando invece gli under 30.
Questo trend demografico in Italia ormai sembrerebbe essere irreversibile. La costante diminuzione dei giovani significa che in futuro ci saranno sempre meno donne in età fertile nel nostro paese.
Mentre negli altri paesi il calo delle nascite viene in parte mitigato dall’aumento dei giovani stranieri, da noi questo non avviene visto che in fondo la temuta “invasione” in Italia in pratica non c’è mai stata.
Senza delle politiche attive per i giovani (misure per il lavoro e servizi per le coppie) e un aumento dell’immigrazione regolare, gli over 60 continueranno a essere più degli under 30 con il futuro dell’Italia che inevitabilmente sarà sempre più grigio, in ogni senso.
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