LVMH, colosso del lusso francese guidato da Bernard Arnault, si mette la pandemia alle spalle: nel primo trimestre 2021 balzo del 32% dei ricavi, oltre il consensus.
LVMH, conglomerata del lusso francese guidata da Bernard Arnault, ha chiuso il primo trimestre del 2021 con un balzo del 32% dei ricavi, staccando i volumi dello stesso periodo dell’anno precedente e persino quelli dei primi tre mesi 2019, ultimo riferimento della stagione pre-pandemia.
Un cambio di passo che sta favorendo il titolo sulla Borsa di Parigi: ieri le azioni LVMH hanno chiuso in rialzo dello 0,86% a 594,8 euro, mentre oggi il titolo scambia a 607,4 euro.
LVMH, balzo dei ricavi nel primo trimestre
Nel dettaglio, i ricavi del Gruppo hanno toccato quota 14 miliardi di euro, oltre il consensus. Il +32% sullo stesso periodo 2020 è falsato dal lockdown della scorsa primavera, ma anche in rapporto al primo trimestre 2019 la variazione percentuale rimane positiva, +8%. Segno, quest’ultimo, dell’accelerata del gigante del lusso dopo un annus horribilis.
A tirare la volata dei conti LVMH è stata soprattutto la divisione fashion & leather goods, con un incremento del fatturato del 52% sullo scorso anno e del 37% rispetto al 2019. Bene anche il segmento wine & spirits e lo champagne: il primo ha realizzato, in termini di ricavi, un aumento del 29% sui volumi 2020 e del 17% sul 2019, mentre il re dei vini spumanti francesi ha registrato un +22% alla voce vendite, grazie soprattutto al rimbalzo della domanda negli Stati Uniti e in Europa.
A rilento profumi e gioielli
Passo più debole, invece, per la divisione profumi e cosmetici e per l’area gioielli e orologi. La prima ha visto un aumento del 12% sul risultato 2020, ma rimane ancora in flessione rispetto al 2019, -4%. Per la seconda, invece, un boom del fatturato, +138% sul Q1 2020, ma il recupero sul 2019 è ancora contenuto, +1%.
Più in generale, è la rete retail che continua a soffrire: nel primo trimestre 2021 i ricavi organici hanno perso l’11% sul 2020, arrivando ad un -30% in rapporto allo stesso periodo 2019. Ad incidere sulla performance del commercio al dettaglio è soprattutto l’impasse del mercato europeo, mentre negli Stati Uniti e in Asia la domanda ha già ripreso quota.
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