Jonathan T. Curtis, Portfolio Manager e Research Analyst di Franklin Equity Group, ritiene che la trasformazione digitale sia estremamente importante per la competitività delle aziende. L’esperto ritiene inoltre che gli utili del settore tecnologico saranno in crescita per i prossimi anni
In un contesto globale in cui tutti i soggetti sono connessi, il settore tecnologico sta acquisendo sempre più importanza. Ciò rende la digitalizzazione un processo indispensabile per la competitività e la stessa sopravvivenza delle aziende.
In questo quadro, anche le imprese cosiddette “non digitali” stanno iniziando a cambiare il loro modello di business. Si pensi a tal proposito al settore dei taxi, che deve fare i conti con i servizi di trasporto basati sul software, o ai negozi retail che hanno iniziato a sviluppare strategie di e-commerce. Persino il la musica si sta dematerializzando, spostandosi verso le piattaforme digitali.
Jonathan T. Curtis, Portfolio Manager e Research Analyst di Franklin Equity Group, ritiene che la trasformazione digitale favorirà la crescita degli utili nel settore tecnologico per i prossimi anni.
L’esperto si dice però cauto nell’investire in quei comparti tecnologici che presentano caratteristiche cicliche o dalla struttura compromessa: questo riguarda in special modo il settore dell’elettronica al consumo.
“Escluso il ciclo di upgrade wireless 5G per le reti mobili, manteniamo una view negativa sulle società di apparecchiature per le telecomunicazioni a causa di condizioni avverse del mercato finale, un forte aumento nella concorrenza, e quella che vediamo come una scarsa struttura di mercato” afferma Curtis.
In generale, il gestore ha una view positiva sul settore dell’informazione digitale, grazie alla spesa sostenuta delle imprese operanti nel comparto, ritenendo che “questo trend proseguirà almeno fino a metà 2019, che sarà il primo intero anno di pianificazione della spesa che comprende un’economia in crescita e i recenti sgravi fiscali USA”.
Un altro motivo per rimanere ottimismi è la quota di esborsi per la tecnologia dei consumatori, che resta stabile. Da ultimo, si deve considerare che negli Usa, le grandi aziende tecnologiche “sono ancora nelle prime fasi di incremento dei loro programmi di ritorno del capitale in conseguenza della riforma dell’imposta sui redditi d’impresa”.
I possibili rischi per il settore tecnologico
L’esperto individua però alcune possibili fonti di insidie nel mercato per il prossimo anno: in primo luogo, se la Federal Reserve dovesse procedere in maniera troppo violenta nel percorso di normalizzazione monetaria, si potrebbero verificare impatti negativi su tutti i settori economici.
Un altro rischio deriva dalla guerra commerciale tra Washington e Pechino, che potrebbe intensificarsi e mettere in difficoltà quelle imprese produttrici di hardware che costruiscono i loro prodotti in Cina. Gli effetti di questo si potrebbero trasferire ai consumatori finali.
A ciò si deve aggiungere il contesto cinese, che mostra segnali di rallentamento economico, e che potrebbe mettere in difficoltà le aziende del settore digitale domestico e i fornitori di tecnologia globali esposti in Cina.
Per quanto riguarda il cloud computing, il Portfolio Manager e Research Analyst di Franklin Equity Group sostiene che, pur essendo ottimista sul comparto, “l’investimento capitale in questa categoria può essere altamente ciclico. Vi è una crescente incertezza per selezionate società di hardware IT, semiconduttori e contract manifacturing a seguito dell’indebolimento degli investimenti di spesa capitale nella seconda metà del 2018”.
Risulta importante anche considerare il concetto di privacy: “Fondamentale per la DT è la capacità di raccogliere e utilizzare i dati per meglio comprendere e servire i clienti. Tuttavia, può essere più difficile ottenere una legislazione sull’uso bipartisan dei dati con un Congresso USA diviso, particolarmente dato che si riferisce alla privacy dell’utente e alla condivisione dati con società ed enti governativi. Vediamo anche molto poco rischio nella chiusura di importanti aziende tecnologiche da parte dei regolatori” chiosa Curtis.
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