Più concorsi pubblici nel 2022: ai Comuni viene data maggiore capacità di assumere (ma solo con contratti a tempo determinato).
Dal 2022 più posti per lavorare in Comune: il piano di rafforzamento della Pubblica Amministrazione avviato dal nuovo Ministro Brunetta riguarderà da vicino anche gli enti locali.
Chi aspira a lavorare per la Pubblica Amministrazione già guarda con interesse a quelle che dal prossimo anno saranno le opportunità di lavoro nei Comuni italiani, molti dei quali potrebbero cogliere al volo la possibilità che gli è stata data.
Questa novità è merito degli emendamenti al decreto legge PNRR (dl 152/2021) approvati dalla commissione bilancio della Camera, i quali danno la possibilità alle amministrazioni territoriali di realizzare assunzioni per circa 15.000 posti l’anno. Una misura che, come vedremo in seguito nel dettaglio, dà ai Comuni la possibilità di espandere la loro capacità assunzionale, mentre dall’altra garantirà un maggior numero di opportunità lavorative per coloro che vorrebbero entrare nella Pubblica amministrazione.
Lavorare in Comune: cosa cambia nel 2022
Semplicemente l’emendamento al decreto legge PNRR riconosce ai Comuni una maggiore capacità assunzionale, necessaria d’altronde per reclutare quelle competenze necessarie per mettere in atto i progetti finanziati dal piano nazionale di ripresa e resilienza.
Nel dettaglio, “in deroga agli attuali limiti finanziari” (e questo è un concetto che va sottolineato) viene data la possibilità alle amministrazioni territoriali di realizzare complessivamente assunzioni per circa 15.000 posti l’anno. Attenzione però: si tratta di assunzioni a tempo determinato.
Inoltre, per quegli enti in dissesto e pre dissesto, così come pure per i Comuni con meno di 5.000 abitanti, viene istituito un fondo da 30 milioni di euro per il periodo che va dal 2022 al 2026.
Assunzioni Comuni nel 2022: tutti i dettagli
Nel complesso, in deroga agli attuali limiti finanziari le amministrazioni territoriali potranno effettuare assunzioni per un totale di 600 milioni di euro, cifra pattuita da ANCI e Governo lo scorso 3 dicembre. Come anticipato, queste risorse saranno sufficienti per l’assunzione a tempo determinato di circa 15.000 lavoratori l’anno, ma nel rispetto di alcune regole.
Ad esempio, viene stabilito un limite per la scadenza dei contratti: la durata del tempo determinato, infatti, potrà anche essere superiore ai 36 mesi, ma in ogni caso non si potrà andare oltre la data del 31 dicembre 2026. Inoltre, viene stabilito che le assunzioni non potranno interessare il personale non appartenente all’area dirigenziale.
Aspetto importante di questa novità è quello per cui l’amministrazione non dovrà attingere dalle capacità assunzionali descritte dall’articolo 33 del decreto 34/2019, quelle che per intenderci fanno riferimento alle assunzioni a tempo indeterminato.
Quali Comuni potranno assumere più persone
Vengono anche definiti dei criteri per la suddivisione dei 600 milioni stanziati tra i vari Comuni. Nel dettaglio, per calcolare quanto avrà a disposizione ogni singolo Comune bisogna effettuare il seguente calcolo:
moltiplicare la media delle entrate correnti degli ultimi tre rendiconti per una percentuale variabile a seconda della popolosità del Comune.
La misura della percentuale è, come vedremo di seguito, inversamente proporzionale alla popolosità del Comune. Nel dettaglio, le percentuali sono:
- 0,25% per Roma, unico Comune italiano che supera la quota del milione e mezzo di abitanti;
- 0,30% per i Comuni che rientrano nella fascia che va dai 250 mila ai 1.499.999 abitanti;
- 0,50% per i Comuni nella fascia tra 60 mila e 249.000 abitanti;
- tra 10 mila e 59.999 abitanti, invece, è dell’1%: dunque, in questa fascia il limite di spesa utilizzabile per le assunzioni del PNRR coincide con la media delle entrate correnti;
- tra i 5 mila e i 9.999 abitanti è dell’1,80%;
- tra i 3 mila e i 4.999 abitanti è del 2,40%;
- nella fascia tra i 2 mila e i 2.999 abitanti è del 2,40%;
- tra i 1.000 e i 1.999 abitanti è del 2,90%;
- sotto i 1.000 abitanti è del 3,50%.
Percentuali che applicate alla media delle entrate correnti degli ultimi tre anni andranno a definire la quota di risorse che potrà essere utilizzare per incrementare il personale impiegato presso l’amministrazione territoriale. Nel concreto, significa più posti di lavoro e un maggior numero di concorsi pubblici.
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