Marcela Meirelles, Managing Director Fixed Income di TCW, sostiene che dalla Brexit si possono imparare tre importanti lezioni. Vediamo quali
Dopo un numero considerevole di votazioni, dialoghi e accordi, l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea è stata rimandata nuovamente al 31 ottobre.
Marcela Meirelles, Managing Director Fixed Income di TCW, sostiene che da queste prolungate vicissitudini si possono imparare tre lezioni fondamentali.
Prima lezione: l’importanza di azioni politiche tempestive
La prima lezione che si può ricavare da tutta la vicenda Brexit è l’importanza di avere delle tempestive iniziative politiche. Gli interventi che risolvono i problemi e trovano soluzioni per i problemi economici spesso non coincidono con le tempistiche sperate dagli investitori. Questo perché «i calcoli sulla convenienza politica individuale e dei partiti troppo spesso ostacolano un’azione politica tempestiva» sostiene Meirelles.
Ciò viene complicato ulteriormente dalla convinzione che alcune azioni politiche difficili, per quanto necessarie, possano essere rimandate: il risultato è la paralisi che accomuna diverse istituzioni legislative ed esecutive sia dei Paesi sviluppati, che quelli emergenti. I ritardi che causa tutto questo alterano in ultima istanza «la natura e la profondità dei problemi economici», rendendo ben più difficile prendere delle decisioni percorribili.
Seconda lezione: la crescita economica nella politica degli istituti centrali
La seconda lezione che ci lascia l’esperienza Brexit è quella fornita dalla Bank of England nel 2016. Ciò fa capire, spiega la Managing Director Fixed Income di TCW, come interpretare i framework sui target di inflazione. Gli istituti centrali infatti attribuiscono un grande peso all’attività economica complessiva, anche quando il target delle politiche monetarie è l’inflazione e non l’output economico.
Terza lezione: le difficoltà dei mercati nel prevedere i risultati dei voti
L’ultima lezione è quella che viene data dal mercato, che non è efficiente nel prevedere le preferenze di voto. In questo caso, prendendo come esempio la Brexit, gli investitori non sono stati in grado di valutare i rischi che potevano derivare da questo evento.
Oltre a questo, sono state sovrastimate le capacità del Primo Ministro britannico, Theresa May, di far approvare in Parlamento un accordo che traghettasse il Regno Unito fuori dall’UE.
«Resta vero che prevedere i risultati delle elezioni è sempre stata una sfida difficile, resa ancora più impegnativa dall’incertezza sulla partecipazione al voto e dalla riluttanza degli elettori a rivelare le proprie preferenze ai sondaggisti. D’altra parte, l’importanza di fattori demografici, generazionali e di altra natura nell’influenzare le preferenze di voto non sta in alcun modo diminuendo», ha chiosato Marcela Meirelles.
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