Comportamento anticoncorrenziale. Questa l’accusa mossa dall’authority transalpina al gigante degli occhiali Luxottica.
L’Antitrust francese ha multato Luxottica per 125 milioni di euro per comportamento anticoncorrenziale. Nel periodo precedente alla fusione con Essilor, spiega l’authority, il colosso degli occhiali guidato da Del Vecchio non ha tenuto sotto controllo i prezzi dei prodotti, e ne ha anche impedito la commercializzazione online, ostacolando la libera concorrenza.
Luxottica, multa da €125 milioni dall’Antitrust francese
Nel dettaglio, l’Antitrust ha contestato a Luxottica di aver “imposto agli ottici i prezzi al dettaglio” e di aver “impedito loro la vendita su Internet” tra il 2005 e il 2014. Luxottica “diffondeva ai distributori prezzi consigliati e li incoraggiava a mantenere un certo livello di prezzo al dettaglio per i suoi prodotti”. Inoltre, i contratti di distribuzione firmati dalla società implicavano un “divieto di sconti e promozioni nella vendita al dettaglio", e imponevano di fatto ai distributori “restrizioni per la pubblicità sui prezzi, monitorandoli”.
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Per l’authority, quello che si è andato a profilare con la condotta di Luxottica è dunque un quadro di “pratiche anticoncorrenziali gravi”, e ad essere colpiti sono stati i consumatori, “in parte prigionieri e vulnerabili”, e i grandi marchi nazionali di ottica, come Alain Affleou, Krys, Grandvision – rilevata dalla stessa EssilorLuxottica lo scorso mese – e Optical Center. Stessa sorte è toccata anche al conglomerato del lusso francese Lvmh, multato per 500.000 euro per gli stessi motivi, e alla griffe Chanel, alla quale l’authority ha contestato esclusivamente il divieto di vendita online e comminato una sanzione da 130.000 euro.
EssilorLuxottica respinge le accuse
Nel pomeriggio di ieri EssilorLuxottica, multinazionale italo-francese nata nel 2018 dalla fusione tra Essilor e Luxottica, ha respinto le accuse avanzate dall’authority. In un comunicato la società ha espresso il suo “profondo disaccordo nei confronti della decisione dell’autorità”, bollando la maxi-sanzione ricevuta come “sproporzionata e priva di fondamento”.
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