I mercati asatici si aprono deboli oggi. Il dato sull’inflazione USA ha confermato l’impennata ma anche la natura transitoria. A Wall Street c’è il rally, la Cina invece è incerta.
Mercati oggi: azioni asiatiche contrastate dopo un rally dei titoli a Wall Street.
Sotto i riflettori è finito il dato sull’inflazione USA: i rendimenti obbligazionari statunitensi sono scesi ai minimi di tre mesi e l’indicatore delle azioni asiatiche è aumentato, poiché gli investitori hanno visto fattori una tantum nei dati sui prezzi al consumo statunitensi.
Resta in piedi, quindi, la convinzione di un balzo transitorio dell’inflazione, che non pregiudicherà - per ora - l’ampio sostegno della Fed. Intanto, anche la BCE ha mantenuto il supporto senza allentamenti.
Che succede oggi nei mercati?
Mercati: quale reazione all’inflazione USA?
Alle ore 8.20 italiane, l’indice Nikkei è sotto la parità e in Cina Shanghai e Shenzhen sono al ribasso, rispettivamente di -0,26% e -0,31%.
Il Kospi scambia positivo a +0,69% e Hong Kong guadagna lo 0,56%. Taiwan è a +0,32%.
In Cina, pesa la preoccupazione sull’aumento del debito che la Banca Popolare Cinese sta cercando di contenere.
A Wall Street, le azioni statunitensi sono salite ai massimi storici, con l’S&P 500 che ha guadagnato lo 0,47% a un massimo storico di 4.239,18. Il Dow Jones Industrial Average è aumentato dello 0,06% e il Nasdaq Composite lo 0,78%.
Il rendimento dei titoli del Tesoro USA a 10 anni è sceso al minimo di tre mesi dell’1,4340%, in calo rispetto alla chiusura di giovedì dell’1,459%. Il rendimento a 30 anni era al 2,1270%, il livello più basso dal 26 febbraio.
Anche lo spread tra il rendimento a 2 e 10 anni ha raggiunto il livello più basso dalla fine di febbraio, poiché le aspettative di inflazione si sono attenuate.
Il dollaro è sceso mentre i rendimenti sono scesi, con l’indice del biglietto verde che è sceso dello 0,06% a 90,018. L’euro ha guadagnato lo 0,12% a $ 1,2183, ma lo yen giapponese si è indebolito a 109,40 per dollaro.
Inflazione transitoria?
Sotto osservazione sono stati i prezzi del consumo degli Stati Uniti, cresciuti a maggio, anno su anno del 5% come non accadeva da agosto 2008. I dati comunque hanno mostrato che il balzo è stato guidato in gran parte da categorie associate a una più ampia riapertura dell’economia.
Nonostante alcuni segnali di maggiori pressioni sui prezzi, le preoccupazioni per un picco dei costi di finanziamento a lungo termine che potrebbero destabilizzare i mercati globali si sono attenuate.
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