I mercati oggi scambiano in territorio decisamente negativo, con perdite nelle principali piazze finanziarie. A innervosire gli investitori sono la Cina, con nuove misure repressive e l’inflazione.
Mercati: indici asiatici e future sulle azioni statunitensi sono in calo, colpiti dalle preoccupazioni per l’elevata inflazione alimentata dai costi energetici e dalla possibilità di un ampliamento della repressione normativa in Cina.
Il dollaro, richiesto soprattutto come bene rifugio, resta forte, con l’indice che replica il biglietto verde contro un paniere di valute di altri importanti partner commerciali salito a 94,423 negli scambi asiatici.
In attesa di importanti dati USA come l’inflazione e dell’avvio della stagione degli utili societari, gli asset di rischio restano sotto pressione. In questa cornice, vediamo cosa succede oggi nei mercati.
Mercati: Cina protagonista, tra Evergrande e repressione normativa
Alle ore 8.15 circa, l’indice Nikkei perde lo 0,96% e in Cina Shenzhen e Shanghai vanno in rosso, scambiando rispettivamente con un -2,24% e -1,8%. Tonfo anche di Hong Kong, in calo dell’1,49%.
Il clima è tornato agitato tra gli investitori asiatici. ll colosso Evergrande continua a mancare i pagamenti delle obbligazioni in dollari, ampliando il rischio di un’onda d’urto pesante per i mercati se non saranno adempiute le erogazioni entro ottobre.
Inoltre, ci sono segnali che Pechino stia intensificando il controllo sulle imprese private e statali, nella scia di una politica di repressione già avviata contro le Big Tech e non solo. Secondo il Wall Street Journal nel mirino di Xi ci sarebbero sgraditi legami tra gruppi bancari e finanziari con il settore privato, che andrebbero allentati per frenare un eccessivo capitalismo.
I prezzi energetici continuano la corsa
Sul fronte crisi energetica, non si fermano i prezzi di greggio, carbone, gas.
Il petrolio si è mantenuto sopra gli 80 dollari al barile. I futures del carbone termico in Cina sono saliti a un record per il secondo giorno. La crisi energetica sta riducendo le forniture di alluminio, il cui prezzo ha toccato il massimo da 13 anni. Anche altri metalli industriali sono in rally, alimentando le pressioni inflazionistiche.
Negli USA, la prospettiva di un’accelerazione dell’inflazione e di una politica monetaria più restrittiva della Fed sta facendo correre i rendimenti obbligazionari.
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